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COME può un esponente politico – nello specifico il consigliere regionale di Forza Italia, Michele Napoli – chiedere l’azzeramento del management del San Carlo – e nello stesso tempo, nella sua veste di avvocato, essere il legale di Fausto Saponara, uno dei  cardiochirurghi sospesi dall’Azienda ospedaliera del capoluogo di regione per la storiaccia del video-confessione e identificato come l’artefice della registrazione che di nascosto ha raccolto lo sfogo del collega Michele Cavone.

Il consigliere Napoli è il paladino della legalità che, con i consiglieri Rosa (FdI), Mollica (Udc), Leggieri (M5S), Pace (Udc) e Castelluccio (Fi), mercoledì mattina ha chiesto «verità e trasparenza» sulla vicenda e che ha affermato: «in questa vicenda ci sono due possibilità: o il dipartimento regionale alla Sanità sapeva e non ha fatto nulla, oppure la dirigenza del San Carlo non ha trasmesso le informazioni su questo gravissimo episodio alla regione». Non solo. «Siccome l’assessore Franconi – a parlare è sempre Napoli – ha chiesto solo in questi giorni di avviare un’indagine interna devo supporre che lei non sapesse. Ma la Regione viene così meno a quello che è uno dei suoi compiti: monitorare, controllare, verificare. È un obbligo al quale la Regione è venuta meno». La Franconi non brilla, è vero, ma attribuire a lei (da sei mesi in carica) l’omissione di conoscenza è un po’ troppo.

A essere venuto meno a un obbligo, politico e deontologico, piuttosto,  è proprio il consigliere regionale di Forza Italia che avrebbe potuto, proprio nel corso della conferenza stampa, essere trasparente e dichiarare di essere il legale di  Saponara. Magari, prima di attaccare tutti e tutto, avrebbe potuto rimettere il suo mandato per “incompatibilità”. In quale veste Napoli parlava? Da avvocato o da politico?

Ma Napoli si è astenuto dal fare sia una cosa che l’altra. Allora sorge un dubbio “strumentalizzazione”. Dubbio che potrebbe essere avvalorato dalla posizione improntata alla cautela del consigliere Mollica nel corso della conferenza stampa ha, proprio paventato, il rischio «strumentalizzazione».

E se tanto ci da tanto – visti gli interrogativi sollevati proprio dall’esponete dell’Udc (su tutti uno: «perché questa intercettazione viene fuori solo ora?») – vista la doppia veste di Napoli non ci troviamo di fronte a una sorta di conflitto di interessi? Allora se bisogna azzerare tutto – come chiesto dal consigliere regionale di Forza Italia – che azzeramento sia a partire da quelli che poi a tutti gli effetti sono conflitti di interesse.

a.giammaria@luedi.it

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