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La notizia della sospensione della procedura di mobilità per circa 1.700 lavoratori della Natuzzi è soltanto una mezza vittoria. Da fare c’è ancora molto e la garanzia di uno stop alla delocalizzazione non è scontata. L’unica ieri sera a lanciare una nuova stoccata è stato il segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso, che davanti le telecamere di La7 non si è risparmiata nei toni. «Natuzzi – ha detto la Camusso – mette in atto un processo di delocalizzazione, mentre da anni aspettavamo un piano industriale ci ritroviamo davanti ad un piano basato sul profitto. Lo Stato – ha continuato il segretario della Cgil – deve trovare un modo per penalizzare aziende che fanno questa scelta».

Ad intervenire ieri è stato anche il deputato del Pdl Cosimo Latronico che ha sottolineato l’importanza dell’azione del governo in questa situazione delicata. «E’ importante che il Governo sia intervenuto e che l’impresa Natuzzi abbia sospeso i licenziamenti per i 1.726 lavoratori, come avevamo chiesto appena si era avuta la notizia».

«Quel che occorre ora è esaminare con rigore il piano industriale che l’azienda presenterà al Ministero dello Sviluppo economico ed alle parti sociali che tenga conto della necessità di valorizzare il patrimonio di competenze e di professionalità accumulate in questi anni, che avevano fatto della Natuzzi un’azienda leader nel mondo, e delle stesse criticità che l’impresa denuncia a proposito di un sistema produttivo fatto di sleale concorrenza anche ad opera di aziende cinesi che si sono collocate nell’area del distretto con conseguenze devastanti per il nostro sistema produttivo ed occupazionale.

L’occasione deve essere utilizzata per provare a salvare un polo produttivo, quello Murgiano, che ha vissuto anni di splendore ricollocandolo in nuovi e vincenti segmenti di mercato. Ringraziamo il sottosegretario Claudio De Vincenti per la consueta serietà e perizia con cui ha mostrato di seguire la delicata vertenza». Insomma, troppi occhi sono puntati sulla Natuzzi in questo momento per immaginare un tracollo o il licenziamento dei lavoratori».  

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