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Si è conclusa con una richiesta di archiviazione l’indagine della Procura della epubblica di Catanzaro relativa al ritrovamento di quella che si temeva potesse essere la «nave dei veleni», cioè un’imbarcazione affondata dalla ‘ndrangheta a largo di Cetraro (Cosenza) con a bordo un carico di rifiuti radioattivi, e che si è invece rivelato un relitto del tutto innocuo. Già a novembre 2009, dopo che il relitto è stato identificato come quello della nave passeggeri «Catania», affondata nel 1917, quando tra l’altro fu appurato che non conteneva alcun fusto o altro genere di rifiuti sospetti, i vertici della Procura catanzarese titolari delle indagini, e cioè il procuratore capo Vincenzo Lombardo, ed il suo aggiunto, Giuseppe Borrelli, erano stati cautamente ottimisti, precisando che tutto era stato fatto con estremo rigore investigativo e che, comunque, era necessario attendere «gli ultimi dati in merito all’eventuale presenza di pericoli, e cioè i risultati delle indagini scientifiche sui campioni prelevati in mare, e poi il caso sarà chiuso». Così, adesso, i riscontri delle indagini, assieme ai dati tecnici raccolti per poter definitivamente escludere la presenza di radioattività hanno consentito ai magistrati di mettere la parola fine ad un caso che destò enorme scalpore e timore, scatenando oltre tutto l’attenzione di tutti i media nazionali.
Il primo obiettivo dell’indagine è stato quello di stabilire se il relitto incriminato fosse o meno quello della nave «Cunsky» che, secondo le ipotesi inizialmente costruite dalla procura di Paola – che poi ha trasmesso il caso per competenza all’Ufficio del capoluogo calabrese -, avrebbe dovuto contenere una quantità di fusti con scorie radioattive.
Nel 2006 fu il pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti, lungamente legato alla criminalità organizzata di San Luca (Rc), a parlare dell’affondamento di una nave carica di rifiuti altamente pericolosi, che sarebbe stato eseguito dalla ‘ndrangheta su commissione. Le indagini dell’epoca portarono al rinvenimento di un relitto che, però, non risultò quello in questione, ma piuttosto uno del tutto innocuo. A distanza di ben tre anni, una nuova indicazione, sia pur approssimativa, del luogo dove «la nave dei veleni» avrebbe dovuto trovarsi diede il via a nuove ricerche, che questa volta portarono al ritrovamento di un relitto che si trova a diversi chilometri di distanza dalla nave individuata nel 2006, ad una profondità di circa 500 metri. Nel corso delle indagini il relitto è stato ispezionato dalla nave «Copernault Franca», della Regione Calabria, e dalla «Mare Oceano», inviata dal ministero dell’Ambiente. I risultati di tutti gli accertamenti hanno portato ad escludere qualunque pericolosità del relitto stesso. Così i pm hanno chiesto al giudice per le indagini preliminari di Catanzaro di archiviare l’inchiesta, in cui figuravano indagati lo stesso pentito Fonti – sentito dai magistrati, ma ritenuto totalmente inattendibile – ed altre tre persone da lui indicate come coinvolte. (

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