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Per almeno due anni, il magistrato Vincenzo Giglio ha avuto contatti con il boss Giulio Lampada. Rapporti di cordialità dunque tra il presidente della Corte d’assise di Reggio e presidente della sezione misure di prevenzione del tribunale con il boss rapporti: telefonate, confronti e cene a casa del magistrato.
Importante per gli inquirenti è un dialogo tra Lampada e l’avvocato del foro di Palmi Vincenzo Minasi. In merito alla proposizione di una misura di prevenzione presso il Tribunale di Milano i due valutano l’opportunità di chiedere un consiglio allo “specialista”, il magistrato Vincenzo Giglio, colui che in un’altra circostanza aveva rassicurato Lampada sul fatto che, presso il suo ufficio, nulla pendeva nei suoi confronti.
Poi il 16 aprile del 2010 Giulio Lampada si reca a Reggio, in via Campanella, per incontrare il magistrato nella sua abitazione. Un servizio di osservazione predisposto dalla squadra mobile di Reggio documenta presso la casa del giudice l’arrivo a bordo di un’autovettura guidata da Annunziato Gagliardi Alampi (che attenderà fuori dal palazzo), di Giulio Lampada, del medico Vincenzo Giglio e del fratello di quest’ultimo l’avvocato Mario Giglio. Il colloquio dura quasi due ore: dalle ore 15.20 alle ore 17.10. Poi i tre vanno via sempre a bordo dall’autovettura guidata da Alampi. Qualche ora dopo il boss Lampada viene colto da malore e accompagnato dal medico Giglio viene portato in ospedale per un controllo.
Sempre nello stesso giorno Alessandra Sarlo, attuale dirigente della regione Calabria e moglie del magistrato, chiama il medico Giglio per sincerarsi dello stato di salute di Lampada. A lei il medico riferisce che Lampada che è “un tipo ansioso”, si è sentito male dopo che è uscito dall’abitazione di via Campanella. Il giorno dopo anche il magistrato chiama il cugino medico per interessarsi dello stato di salute di Lampada: «Ma comunque ieri proprio l’ho visto carico di…stress di stress di tensione, va be…comunque deve stare attento poi comunque ti volevo dire qualcosina» dice il magistrato a telefono.
Cosa si siano detti l’uomo di legge e il boss in due ore di colloquio non è dato sapere.
Un particolare balza agli occhi degli inquirenti. A fronte di una buona relazione di conoscenza e frequentazione c’è un buco totale di contatti durante il periodo degli incontri tra Lampada e il magistrato a Reggio. «E’ quantomeno insolito che due persone che hanno rapporti di amicizia e che si trovano eccezionalmente nella stessa città per circa un mese – si legge nell’ordinanza della procura milanese – non si sentano mai per telefono e adottino come modalità di incontro solo visite riservate presso l’abitazione dell’uno, sempre organizzate da un terzo mediatore. Si tratta, con ogni evidenza, di una precisa strategia, adottata dal magistrato, per evitare la futura tracciabilità dei suoi rapporti con Lampada…ed è evidente che non vi è bisogno di alcuna cautela se si deve discutere del tempo o delle vacanze».

CINQUE CONTATTI DOCUMENTATI DAGLI INQUIRENTI
Sono cinque i contatti diretti che gli investigatori sono riusciti a documentare: il 13 agosto 2009 il magistrato invita a pranzo Lampada e la moglie; il 2 settembre 2009 il magistrato chiama Lampada per avvertirlo che non sarebbe andato a cena poichè la moglie non stava bene; il 6 settembre 2009 Lampada e il magistrato parlando confidenzialmente al telefono; il 15 settembre 2009 Lampada fa gli auguri a Giglio per la nomina a presidente della sezione misure prevenzione del tribunale; infine il 12 marzo 2010 Lampada fa gli auguri di buon compleanno al giudice. Contatti diretti che tra i due sono stati documentati nell’arco di due anni. Ma di certo la loro conoscenza è anche più “vecchia” visto che già il 17 giugno del 2008 il medico Vincenzo Giglio aveva invitato Giulio Lampada a casa del magistrato.

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