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Un processo

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«L’INTERESSE della ‘ndrangheta per il bagarinaggio» dei biglietti delle partite della Juventus «risale ad almeno dieci anni prima» del 2013/2014. E’ uno dei passaggi della requisitoria del pg Marcello Tatangelo al processo d’appello Alto Piemonte sulla presenza della criminalità organizzata calabrese nel Nord-Ovest e sui rapporti fra boss e personaggi della tifoseria organizzata bianconera.

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Oggi il pg ha chiesto di condannare quattordici imputati. Il filone sul mondo del calcio riguarda Rocco Dominello, insieme al padre Saverio indicato nell’atto d’accusa come esponente della cosca Pesce-Bellocco di Rosarno, per il quale è stata proposta la conferma dei 7 anni e 9 mesi inflitti in primo grado nel 2017.

Secondo il procuratore bisogna però condannare anche un ex capo della tifoseria organizzata, Fabio Germani, che dal tribunale era stato assolto: la pena è di 4 anni e 6 mesi. Il pg Tatangelo fa risalire l’interessamento della ‘ndrangheta al 2003 – come rivelato da un pentito – spiegando che «si concretizzava con interazioni dirette con gruppi di ultras destinatari di biglietti da rivendere».

La “novità” arriva nel 2012, quando i Dominello, approfittando di un «vuoto di potere» determinato all’ondata di arresti dell’operazione Minotauro, si inseriscono nel giro e, attraverso il giovane Rocco, diventato a sua volta esponente di un gruppo ultrà, arrivano a trattare «direttamente con la Juventus spa».

Nessun tesserato della società bianconera è mai stato coinvolto nell’indagine della procura di Torino.

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