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REGGIO CALABRIA – Sinora tutte le “anomalie religiose” sono state riscontrate nella Piana di Gioia Tauro, nei territori di competenza della Diocesi di Oppido-Palmi, almeno quelle per le quali si è proceduto all’apertura di fascicoli di inchiesta. Fatti che avevano portato il vescovo Francesco Milito a sospendere tutte le processioni a tempo indeterminato (LEGGI) e in seguito la Conferenza episcopale calabra a riunirsi e deciere la compilazione di un decalogo da diffondere a tutti i parroci (LEGGI)

 
 
Il 2 luglio a Oppido Mamertina si è era verificato l’inchino della statua della Madonna delle Grazie davanti all’abitazione del boss Giuseppe Mazzagatti (LEGGI). E a quel punto il comandante della locale stazione dei carabinieri, Andrea Marino, aveva abbandonato il corteo.  

 
Qualche giorno dopo è scoppiato il caso di San Procopio. L’8 luglio, ad attirare l’attenzione degli inquirenti era stata la sosta nei pressi dell’abitazione del boss Nicola Alvaro, in quel momento agli arresti domiciliari, con tanto di offerta da parte della moglie dell’uomo, Grazia Violi. “Baggianate, una montatura” aveva replicato duramente il sindaco Eduardo Lamberti Castronuovo (LEGGI). 
 
Altro caso finito sotto la lente della giustizia è la processione di San Biagio a Scido del 3 febbraio scorso. In questa circostanza sarebbero diversi gli approfondimenti da parte delle forze dell’ordine sui rapporti tra ‘ndrangheta e religione. 
 
Ai primi tre casi si è aggiunta la processione di San Teodoro a Rizziconi (LEGGI) svoltasi nel 2013 quando il 9 novembre si sarebbe tenuto un omaggio al vecchio patriarca di Rizziconi, Teodoro Crea alias “u toru” inizialmente passato inosservato ma ora polizia e procura intendono capire bene cosa sia accaduto. 
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