X
<
>

Condividi:
3 minuti per la lettura

BOLOGNA – Dall’avviso di fine indagine dell’inchiesta di ‘ndrangheta ‘Aemilia’ (LEGGI I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE SCATTATA NEL GENNAIO 2015), con circa 200 capi di imputazione, emerge un quadro definito dal procuratore di Bologna Roberto Alfonso «molto allarmante, che abbiamo sintetizzato nel provvedimento». L’avviso di conclusione indagini dell’operazione che ha colpito la ‘ndrangheta calabrese e in particolare la famiglia crotonese dei Grande-Aracri ha riguardato 224 persone tra le quali anche i familiari dell’ex attaccane della nazionale Vincenzo Iaquinta. 

Una vera e propria maxi operazione che porterà presumibilmente ad un maxi processo con il relativo problema dell’aula per la maxi-udienza preliminare: «Se il ministero dovesse proporci una soluzione idonea, alternativa a Bologna, non avrei difficoltà ad aderire», ha spiegato Alfonso. 

Dopo aver valutato alcune ipotesi a Bologna, la conclusione è stata che non c’è in città una struttura adatta, in grado di garantire misure di sicurezza e l’agibilità all’udienza, dove sono attese almeno 400 persone tra imputati e avvocati. E che sistemare e attrezzare ‘ex novo’ uno spazio, che poi andrebbe utilizzato solo per qualche mese, il tempo dell’udienza preliminare (il dibattimento si farà a Reggio Emilia) costerebbe troppo. 

«Il ministero ci ha fatto sapere – ha detto Alfonso – che ha difficoltà a reperire risorse. Bisogna quindi tenere conto della situazione del Paese, delle ristrettezze finanziarie e venire incontro a queste esigenze». 

Sull’argomento si è espresso direttamente il ministro della Giustizia Andrea Orlando che ha garantito che «saranno oggetto di tempestiva adozione tutti i provvedimenti necessari alla migliore celebrazione» del processo che, «per gravità delle imputazioni e numero delle parti processuali, richiede senz’altro la predisposizione di adeguate misure organizzative». La Direzione generale delle risorse materiali del ministero, ha detto Orlando, «ha non solo inviato una tempestiva nota di risposta alle richieste scritte degli uffici bolognesi, ma ha altresì avviato una immediata e diretta interlocuzione con gli stessi in ordine alla individuazione dei locali più adeguati alla celebrazione del processo ed alle connesse esigenze di sicurezza». «Ancor più la Direzione generale – ha proseguito il ministro – ha svolto, recependo sul punto la specifica richiesta del presidente del Tribunale, diversi sopralluoghi finalizzati proprio alla concreta verifica delle soluzioni praticabili. Ai fini delle valutazioni conseguenti è stato richiesto l’ausilio di personale tecnico specializzato in carico tanto al Dap e al Provveditorato Regionale dell’Emilia Romagna, comunicando tali iniziative ai capi degli uffici interessati».

Ma oltre al problema dell’aula c’è anche la questione che l’udienza preliminare andrà conclusa entro gennaio, quando scadono i termini delle custodie cautelari. «In due o tre mesi a Bologna non si risolve il problema dell’aula», ha aggiunto Alfonso, ipotizzando Firenze o Milano come possibili destinazioni. E rispetto a chi, come il presidente del tribunale Francesco Scutellari, aveva parlato di un danno per l’immagine della città, Alfonso ha fatto notare la necessità di «essere realisti. Tra settembre e gennaio l’udienza preliminare va celebrata. Quello che mi interessa è che il processo vada a buon fine, c’è un impegno verso la collettività». Il resto «è un problema che per noi non si pone. Il mio problema è il codice e intendo rispettarlo fino alla fine».

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE