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BOLOGNA – Nuovi sviluppi nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta in Emilia Romagna, secondo il tribunale del Riesame Giuseppe Iaquinta, arrestato a fine gennaio, padre dell’ex calciatore della Juventus e della nazionale Vincenzo (LEGGI LA NOTIZIA DELLA PERQUISIZIONE IN CASA DELL’EX CALCIATORE DELLA NAZIONALE), non avrebbe realmente preso le distanze dall’organizzazione ‘ndranghetistica al centro dell’inchiesta Aemilia (LEGGI LA NOTIZIA SULL’OPERAZIONE).

Per questo motivo i giudici del collegio bolognese (Raimondi, Criscuolo, Migliori) hanno accolto il ricorso del pubblico ministero Marco Mescolini, disponendo la custodia cautelare in carcere per l’imprenditore reggiano dopo che a marzo la misura era stata revocata (LEGGI LA NOTIZIA), poi ripristinata una prima volta dal Riesame il 26 maggio e ancora revocata a inizio settembre, dopo un incidente probatorio in cui fu sentita la consulente fiscale bolognese Roberta Tattini. La misura non è, comunque, esecutiva fino ad una pronuncia definitiva della Cassazione.

Per Iaquinta la Dda di Bologna aveva chiesto il rinvio a giudizio per associazione a delinquere di tipo mafioso. Sarà uno dei 219 imputati nella maxi-udienza preliminare al via il 28 ottobre, dove ci sarà anche Vincenzo, a cui sono contestati reati collegati alle armi. Padre e figlio sono difesi dall’avv. Carlo Taormina.

Il Pm ha fatto nuovamente appello e ora i giudici del Riesame osservano che nel suo caso «non sono state acquisite indicazioni univoche di distacco dell’imputato dalla locale ‘ndranghetistica emiliana».

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L’imprenditore, nei confronti del quale esistono gravi indizi di colpevolezza, «non ha mai dato prova di aver compiuto una seria rivisitazione delle proprie scelte di vita anteatta, né di averne compreso l’effettivo e gravissimo disvalore, ma si è limitato (peraltro del tutto legittimamente) a negare ogni addebito, sotto alcuni profili in contrasto con l’univoco quadro probatorio acquisito. Nei giorni scorsi il Riesame si è pronunciato anche su altre posizioni all’interno di ‘Aemilià, tra l’altro respingendo i ricorsi avanzati da Giuseppe e Palmo Vertinelli, imprenditori modenesi per cui è stata eseguita un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, il 3 settembre.

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