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Un'aula di tribunale

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DEVONO essere confermati i nove ergastoli che vennero inflitti, assieme ad altri quattro già definitivi, anche in secondo grado nel processo con al centro tre omicidi, tra cui quello del boss Carmelo Novella, avvenuti tra il 2008 e il 2009 per faide interne ai clan della ‘ndrangheta radicati in Lombardia.

Lo ha chiesto la Procura generale di Milano col sostituto pg Galileo Proietto, che stamani ha fatto un intervento di replica, nel processo d’appello ‘bis’ scaturito dall’annullamento con rinvio di quelle nove condanne per un nuovo giudizio, deciso dalla Cassazione nel febbraio del 2016.

Nel 2013, con una storica sentenza sulla presenza della mafia calabrese al nord, erano stati comminati 15 ergastoli a vario titolo per i tre omicidi e poi nel giugno 2014 in appello erano state confermate 13 condanne al carcere a vita, mentre per altri imputati erano state ridotte le pene.

Infine, la Suprema Corte due anni e mezzo fa annullò con rinvio l’ergastolo per sette imputati per l’omicidio del marzo 2009 di Rocco Stagno, il cui cadavere, mai ritrovato, sarebbe stato dato in pasto ai maiali. Vennero confermati 4 ergastoli (altri due, invece, annullati con rinvio) inflitti, a vario titolo, per la morte di Novella, freddato nel luglio 2008 in un bar perché voleva rendere autonoma la ‘ndrangheta lombarda dalla “casa madre! calabrese, e per l’omicidio di Antonio Tedesco, ammazzato nell’aprile 2009 e poi sepolto all’interno di un maneggio.

Tra gli imputati dell’appello ‘bis’ figurano Rocco Cristello, Christian Silvagna e Domenico Tedesco. Nel suo intervento il pg ha fatto notare che la Cassazione ha chiesto solamente di colmare alcune lacune nelle motivazioni delle condanne e che non è in discussione, come sostengono invece le difese, la «attendibilità» del pentito Antonino Belnome che fece riemergere quei casi di ‘lupara biancà. La sentenza è prevista per il 15 ottobre.

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