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Franco Morelli temeva di essere coinvolto nell’inchiesta che aveva portato in carcere alcuni esponenti della famiglia Valle-Lampada. Il consigliere regionale viene avvertito telefonicamente da un suo collaboratore, che lo chiama per informarlo su quanto stanno scrivendo i giornali e dicendo i Tg nazionali. Morelli è allarmato e chiede informazioni sui nomi. Il collaboratore afferma: «Dottore sono preoccupato». E lui: «A me lo dici?».
Morelli sa che alcuni fatti possono essere scoperti dall’autorità giudiziaria. Il riferimento è a tre società di cui possiede alcune quote (la Orion, la Sagitta e la Pegasus) formate per tentare di ottenere delle concessioni dai Monopoli di Stato.
Così, il consigliere regionale si intrattiene prima con la moglie in una telefonata drammatica nella quale nega ogni suo coinvolgimento e persino i rapporti con i Valle-Lampada. Quindi, rimuove dal suo sito l’immagine che lo ritrae abbracciato con Giulio Lampada ad un convegno. Infine, fa di tutto per cancellare le prove dei suoi rapporti con i boss lombardi della ‘ndrangheta tentando di sbarazzarsi delle quote societarie in suo possesso.
Non sa Franco Morelli che ogni sua telefonata è intercettata dagli uomini della Squadra Mobile, che riferiscono in tempo reale agli inquirenti.
E allora Morelli contatta la segretaria e una collaboratrice del notaio, a cui spiega che vuole liberarsi delle quote delle società «perchè realmente attivate», ma l’interlocutrice risponde che non è possibile farlo su due piedi e che comunque le quote devono essere cedute a terzi e non possono essere cancellate così di punto in bianco. La professionista spiega che comunque va fatto un atto alla presenza di un notaio di fiducia che può essere ovunque. Da qui molto probabilmente muove l’idea di Morelli di chiamare il notaio Stefano Camilleri (anch’esso inconsapevole) cui chiede di preparare un atto di cessione delle copie. E questo avviene. Secondo quanto scritto dai magistrati milanesi Morelli avrebbe trovato un prestanome a cui intestare le quote delle tre società.

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