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Beni per 110 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Dia di Reggio Calabria ad un imprenditore immobiliare di Roma, Federico Marcaccini, detto Pupone, coinvolto nell’operazione ‘Overloading’, condotta nel dicembre scorso contro un’organizzazione di trafficanti internazionali di droga legati alla ‘ndrangheta. Il sequestro è stato disposto dal tribunale di Roma su proposta di applicazione di misura di prevenzione personale e patrimoniale del direttore della Dia Alfonso D’Alfonso.
Sequestrato anche il teatro “Ghione” a Roma nell’ambito dell’operazione condotta dalla Dia di Reggio. Oltre al teatro, di cui Marcaccini è proprietario e la cui società di gestione è estranea alla vicenda, sono stati sequestrati due alberghi, dei quali non sono stati ancora resi noti i nomi, uno a Taormina ed uno a Ceccano (Frosinone), e numerose aziende operanti principalmente nel Lazio.
Nell’ambito dell’operazione Overloading, condotta da carabinieri e Guardia di Finanza nel dicembre del 2010, furono fermate 77 persone, tra le quali un tenente colonnello dei Carabinieri, Luigi Verde, di 58 anni, allora in servizio a Bolzano dopo essere stato, dal 1999 al 2001, comandante provinciale a Sondrio, al quale, nel corso della perquisizione nel suo alloggio di servizio, nella caserma della Legione di Bolzano, furono trovati armi ed esplosivo.
L’informativa del direttore nazionale della Dia, Alfonso D’Alfonso, è stata accolta di giudici romani che hanno emesso il provvedimento di sequestro del patrimonio dell’imprenditore, stimato in centodieci milioni di euro: trentuno società di capitali: venticinque con sede a Roma, quattro nella provincia capitolina e due a Latina, venti società immobiliari, quattro nel settore edilizio, tre nei comparti tecnologico e ambientale, tre nel commercio di autovetture e una impegnata in servizi aeroportuali.
Il sequestro, inoltre, ha riguardato disponibilità finanziarie e aziendali in corso di quantificazione e bloccato rapporti per circa un milione e mezzo di euro, nonchè il contenuto di una cassetta di sicurezza(orologi e monili di cospicuo valore). Il provvedimento dei magistrati romani ha anche riguardato l’immobile dato in locazione a un teatro, situato nei pressi di Piazza San Pietro; un immobile a quattro piani in via Cisalpino; tre immobili in via Truscia, via Magno e Santa Maria delle Fornaci (sempre a Roma). Altri due immobili adibiti ad albergo sono stati sequestrati a Taormina e Fabrica di Roma e due ville con parco, mentre altri appartamenti a cui sono stati apposti di sigilli si trovano a Sabaudia, Fabrica, Mentana e Rignano Flaminio.

I RAPPORTI CON IL CLAN PELLE
L’immobiliarista romano di 34 anni, Federico Marcaccini, aveva contatti con esponenti del clan Pelle di San Luca e con Bruno Pizzata, ritenuto un narcotrafficante. E’ quanto riferito dagli investigatori della Dia di Reggio Calabria nel corso della conferenza stampa per illustrare i risultati dell’operazione di oggi, alla quale era presente il responsabile della Dia di Reggio Calabria, Gianfranco Ardizzone, il ten.col. Sebastiano Lentini e il cap. Giorgio Gugliandolo: «Marcaccini – ha ricordato Ardizzone – è stato scarcerato nel gennaio scorso dopo l’arresto nell’operazione Overloading coordinata dalla Dda di Catanzaro contro un’organizzazione dedita al narcotraffico che ha portato alla luce i collegamenti tra la cosca Pelle di San Luca ed il noto trafficante Bruno Pizzata. Marcaccini teneva contatti non soltanto con Pizzata, ma anche con esponenti della malavita di San Luca e Locri, come Sebastiano Pelle, Antonio Pelle e Giuseppe Pelle».
Per gli investigatori Marcaccini dava sostegno finanziario ed economico all’organizzazione. «Nel corso delle indagini – ha sostenuto Lentini – abbiamo dovuto chiedere integrazioni al Tribunale per i collegamenti che emergevano con nuove società di capitali che Marcaccini, dopo un sequestro di 56 chili di cocaina all’aeroporto di Fiumicino, e sentendosi ‘attenzionatò dall’autorità giudiziaria, ha cercato di far sparire intestandole a prestanome».
«Le attività diversificate – ha sostenuto Gugliandolo – permettevano a Marcaccini una elevato livello di vita, con auto di lusso come Porsche e Ferrari. Tuttavia Marcaccini non ha saputo giustificare questo ingente volume di entrate, che riteniamo sia il frutto, cosa che stiamo verificando, di attività di riciclaggio di denaro di provenienza illecita, forse frutto dello stesso traffico internazionale di stupefacenti».

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