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L’operazione, che rappresenta la prosecuzione dell’attività «All clean» del 21 aprile scorso, ha comportato il sequestro di aziende, beni e valori, nei confronti di personaggi di vertice della cosca Pesce di Rosarno (RC).
I provvedimenti emessi dal Tribunale di Reggio Calabria, Sezione Misure di Prevenzione, sulla base di una specifica richiesta formulata dal Procuratore Capo di Reggio Calabria Pignatone, dal Procuratore Aggiunto Prestipino e dal Sostituto Cerreti, riguardano aziende, beni immobili, denaro e titoli, detenuti da appartenenti alla cosca Pesce a Rosarno, in Lombardia (Milano e Como) e nella provincia di Vibo Valentia. Sono stati eseguiti 25 accertamenti economico-patrimoniali, di cui 16 a carico di persone fisiche e 9 relativi a persone giuridiche.
Uno dei due destinatari dei provvedimenti di sequestro beni eseguiti da finanza e carabinieri tra Calabria e Lombardia, Claudio Lucia, sarebbe il referente della cosca Pesce di Rosarno per gli investimenti in Lombardia e all’estero ma è anche l’uomo di riferimento del clan per la gestione del racket e del settore del ristoro ambulante. Agli atti delle indagini emerge, infatti, come Lucia, pur non essendo congiunto o appartenente al nucleo familiare dei Pesce, durante una discussione sorta in relazione alla riscossione del pizzo nei confronti di alcuni ambulanti milanesi venisse paragonato da un componente della cosca ad un «fratello».
Sempre Lucia si sarebbe accollato direttamente circa 120 mila euro di spese per pagare alcuni difensori di Salvatore Pesce e Giuseppe Ferraro.
Il ruolo di vertice di Lucia, arrestato a marzo in Spagna in esecuzione di un mandato di cattura internazionale, all’interno della cosca è confermato anche dal fatto che l’uomo si recava a Rosarno per ricevere disposizioni e chiarimenti sul denaro provento delle attività di racket.
Lucia e la moglie, Amelia Ana Culda, di origini romene, inoltre, secondo quanto accertato pur avendo dichiarato redditi irrisori, gestivano una speciale carta di credito solitamente rilasciata a clienti particolarmente facoltosi e con disponibilità di credito dell’ordine di milioni di euro.

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