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REGGIO EMILIA – Mentre è in corso la fase iniziale del processo Aemila (LEGGI LA NOTIZIA) contro la cosca Grande Aracri scaturito dall’operazione omonima sviluppatasi tra la Calabria e l’Emilia Romagna (LEGGI LA NOTIZIA) proseguono le attività di indagine che da ultimo hanno portato al sequestro, da parte dei Carabinieri, di beni per 2 milioni di euro.

Si tratta di società, case, terreni, autorimesse e conti correnti che, secondo gli inquirenti, sarebbero riconducibili alla cosca Grande Aracri. In particolare, i militari di Reggio Emilia hanno posto i sigilli a beni distribuita tra le province di Reggio Emilia, Mantova e Crotone e con il supporto dei comandi territorialmente competenti.

Tra le cose sequestrate vi sono 2 conti correnti e depositi bancari; 2 società di capitali; 7 appartamenti; 8 autorimesse e diversi terreni edificabili e seminativi nel Reggiano, nel Crotonese e nel Mantovano.

Il sequestro in questione è stata emesso nei confronti del 61enne Francesco Grande Aracri, residente a Brescello, nel Reggiano, «elemento apicale – scrivono i Carabinieri – dell’articolazione ‘ndranghetista attiva in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto collegata alla cosca Grande Aracri di Cutro capeggiata da Nicolino Grande Aracri Nicolino», detenuto e fratello del destinatario del sequestro. L’attuale provvedimento, benché autonomo, segue la confisca dei beni per 3 milioni di euro originata da un sequestro patrimoniale preventivo del 2013, l’operazione ‘Zarina’, condotta nel 2014 e l’operazione ‘Aemilia’ del 2015. L’atto, firmato dal presidente del Tribunale di Reggio Emilia, è stato richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna.

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