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MATERA – «Cari amici, invito tutti gli addetti ai lavori del settore cinematografico e audiovisivo della regione Basilicata al primo incontro del progetto “3+1” in programma a Matera. […] Sono previsti tre appuntamenti tematici per la raccolta e il vaglio di proposte in merito alla legge regionale n. 42 del 2009 (Istituzione della Film Commission), per le attività di promozione cinematografica e per la cineteca lucana. Alla fine degli incontri sarà redatto un report da indirizzare all’Ente Regione ».

Con il suddetto comunicato, diramato ai quattro angoli delle terre basilische, l’indefesso Rocco Calandriello (promotore del Lucania Film Festival) ha voluto dare uno scossone alla ormai putrefatta vicenda relativa, appunto, all’istituzione di un organismo regionale preposto alla promozione della settima arte. Ci è riuscito? Vedremo. Al momento pare che solo un “5+1” (al Superenalotto, s’intende) possa far decollare qualcosa. Senza grana non si va da nessuna parte. I cineasti lucani confluiti a Matera, però, non sono assetati solo di assistenzialismo. Vogliono essere parte attiva, vogliono una tutela, un marchio Doc per il cinema lucano. La creatura di cui si discute prende le mosse dai buoni propositi dei politici e si evolve fino a diventare una sorta di sindacato/corporazione, una factory permanente di stampo vendoliano, un’eden per produzioni a basso costo, una cosa indefinita che serva a fare altri corsi di formazione, eccetera eccetera. Il buon Calandriello introduce ribadendo la necessità di fare un «Avviso Pubblico» onde individuare i componenti della Struttura, «per evitare ulteriori polemiche». Il punto è che Dio solo sa come vengono fatti i Bandi da ‘ste parti. Cioè che diventano “Avvisi privati”e i requisiti richiesti li ha solo una persona (e, a volte neanche quella) che è stata già scelta. Vabbè, andiamo avanti.

Per fortuna che Dino Centonze, location manager che ha lavorato con la Film Commission del Lazio, mette in guardia dal creare una struttura prettamente politica. Quello che è successo nella Capitale è agghiacciante. L’organismo è saltato appena v’è stato il cambio di Giunta regionale. A conferma che queste creature, spesso, servono solo agli interessi partitici del momento e non vengono pensate per dare un reale impulso produttivo. Nando Irene, attore reduce dal successo di “Un giorno della vita” insiste sulla necessità di creare degli Studios veri e propri. Coi teatri di posa e tutto il resto, per agevolare le produzioni e non costringerle ad andarsene prima del tempo. Ciclo produttivo completo, cioè. Con l’idea di creare una città apposita da collocare «Sulla Basentana, a metà strada tra Matera e Potenza, così da non scontentare nessuno».

Il regista Geo Coretti, molto pragmaticamente, punterebbe tutto sulla «Tutela degli addetti ai lavori locali ». Parole sacrosante, visto che in sala si parla pure dello sfruttamento scellerato di manodopera che avviene ogni qualvolta una megaproduzione straniera giunga in Lucania per girare. Loredana Paolicelli, musicista di “Puglia Sound” sottolinea la necessità di fare formazione sul campo. Qualcuno suggerisce di invitare gli autori di Avatar per venire a insegnarci come fare il 3D. In cambio gli daremmo salzizze e provoloni oltre ai nostri incantevoli paesaggi. Giuseppe Marco Albano, nel frattempo, confessa di non conoscere «le persone giuste» per ottenere finanziamenti e che quindi, probabilmente, emigrerà nella più munifica e meritocratica Puglia. C’è anche Vincenzo Santochirico, che ascolta e prende appunti. Il brainstorming potrebbe continuare all’infinito, ma a una certa la riunione è sciolta. Ora aspettiamo la prossima (che probably, sarà a Potenza).

Damiano Laterza

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