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LAGONEGRO- Anche i conventi chiudono. Perché in tempo di crisi economica e di vocazione, o di pagamento dell’Imu sugli immobili ecclesiastici non utilizzati per le funzioni religiose, le ristrutturazioni di organico riguardano pure la chiesa cattolica e la “spending review” interessa anche i monaci. E così l’ultimo dei frati cappuccini rimasto nel convento di San Francesco a Lagonegro, il priore padre Salvatore Mancino, ha lasciato la sua dimora e la chiesa di San Giuseppe (di cui era parroco) per partire alla volta di Lauria e raggiungere la struttura nella quale saranno ospitati tutti i monaci “richiamati” e provenienti dai paesi limitrofi. Una scelta dettata da ristrettezze finanziarie, rendiconto della spesa e necessità di razionalizzare la presenza dei frati sul territorio, completamente disapprovata però dalla comunità di fedeli e che ha lasciato perplessi tanti cittadini i quali, pur nel rispetto delle autorità religiose, non hanno mancato di manifestare il proprio disappunto per la decisione e il proprio affetto ai monaci. Che, infatti, sono molto amati in paese: la loro presenza a Lagonegro risale addirittura al 1612, quando il vescovo Nicola Molinari fondò un complesso monumentale in località Madonna dell’Angelo, da allora costantemente abitato dai frati cappuccini fino agli anni ‘70 del secolo scorso, quando furono trasferiti in paese a San Francesco, i terreni venduti e il vecchio convento spogliato di tutti i beni preziosi che custodiva e caduto nell’abbandono. Un ordine molto radicato in paese, che negli anni scorsi ha dato grande impulso alla catechesi e al rifiorire di un movimento di giovani intorno alla Chiesa, grazie anche ad attività ludico-ricreative non strettamente collegate alla pratica religiosa. Padre Nello, Gianfranco, Giampier ( questi i nomi di quelli che erano andati via prima di Salvatore ) sulla scorta degli insegnamenti di papa Francesco hanno manifestato sempre grande attenzione a temi di particolare rilevanza sociale, ai più deboli: indimenticabili i due presepi realizzati col loro aiuto dai bambini del catechismo in occasione del Natale: nel 2013, insieme a Gesù bambino col bue e l’asinello, vi erano raffigurati a grandezza naturale gli “angeli del fango”, gli spalatori anonimi che soccorsero la popolazione dopo l’alluvione di Genova; nel 2014 è stata la volta dei migranti, di ogni razza e di qualsiasi colore, per ricordare la strage continua di esseri umani innocenti che provano a raggiungere l’Europa attraversando il Mediterraneo. Dopo diverse fiaccolate per chiedere la permanenza dei monaci a Lagonegro, i fedeli della parrocchia hanno organizzato domenica 4 ottobre per la festa di San Francesco una piccola cerimonia per salutare padre Salvatore con pasta e fagioli, un bicchiere di vino e tanti abbracci, terminata addirittura con i fuochi d’artificio. Il frate Superiore ha assicurato che le attività ecclesiastiche continueranno, con la presenza a Lagonegro dei frati cappuccini ( fra Pasquale Barbetta e fra Angelo Di Vita, il ministro provinciale ) ogni pomeriggio dal giovedì alla domenica, con la celebrazione della messa, le confessioni e i colloqui spirituali; ai presenti è stato distribuito un volantino con gli orari nel quale, accomiatandosi, i monaci ringraziano i Lagonegresi con “gratitudine e stima per la fiducia e l’affetto che ci avete tributato durante la nostra presenza pluricentenaria a Lagonegro. L’unico rammarico – scrivono i frati – è se abbiamo dovuto privarvi della presenza stabile della nostra fraternità religiosa, ma preghiamo e speriamo che ciò non sia definitivo”.

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