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PER gli amministratori spesso la città si ferma a Bucaletto. E loro, gli abitanti di quella che ora si chiama “Via dei due Boschi” si sentono sempre più tagliati fuori, isolati. «Siete stati usati solo come bacino elettorale», ha detto a Bosco Grande domenica scorsa il candidato sindaco Dario De Luca. E loro sono assolutamente d’accordo. «Usati quando serve il nostro voto, poi dimenticati. E non chiediamo tanto, un pullman a orari “normali” e attenzione per queste strade. Cittadini quando si vota, poi praticamente non esistiamo».

E’ come se ci fosse la precisa volontà di cancellarli, così come è stato fatto con Bosco Piccolo. Dove ora c’è solo terra, un tempo c’erano le case di «Rocco il macellaio, dell’americano, di Vito di zia Angelina». Luciana Pace, Annamaria Claps e Angela Laurino, accompagnate da Pierfrancesco e Melanie, vagano tra i ruderi lasciati dopo gli interventi. E vagano tra i ricordi, di quando erano bambine e correvano tra una casa e l’altra. Che a Bosco Piccolo, prima che la frana del 2005 spezzasse in due case e magazzini, c’erano tante famiglie, 18 per la precisione. C’erano giovani coppie che avevano appena ristrutturato casa. E bambini. E c’erano quelli che lì ci hanno vissuto per generazioni e quel posto non l’avrebbero mai lasciato senza la frana, lo sfratto. E c’erano così pochi soldi per gli sfrattati di Bosco Piccolo che, alla fine, quella piccola e unita comunità ha finito per dividersi. Oggi restano, nella parte alta – quella non toccata dalla frana – solo quattro famiglie. E ce n’è una che vive in un container, da anni. Peggio che a Bucaletto, quattro persone che avevano una casa e oggi devono dividere pochi metri quadri di spazio.

«Avrebbero potuto ricostruire in un altro sito, più sopra. Mio padre – dice Luciana – aveva anche messo a disposizione i terreni. Ma non era quella la volontà».

In queste contrade – Bosco Grande, Bosco Piccolo, Masseria Claps, Masseria Romaniello – sembrano governare le donne. Abitavano qui i loro genitori e loro tenacemente restano aggrappate a questa terra che amano profondamente. Così è parso normale invitare una donna a rappresentare queste contrade che, fino a qualche anno fa erano i punti fermi del centrosinistra. Dopo dieci anni con  Santarsiero, con le strade devastate, Bosco Piccolo spianato, i servizi inesistenti e la paura di un isolamento sempre più grave, loro guardano a destra e lo si capisce dall’unico manifesto elettorale che si trova lungo queste strade. E’ quello di Donatina Claps che invita i suoi concittadini a smetterla di lamentarsi scegliendo il cambiamento. 

Lo stesso cambiamento che vogliono i soci della costituenda associazione “La voce dei due boschi”, nata dopo la “guerra” nata in seguito alla loro richiesta di un bus aggiuntivo rispetto all’unico esistente al mattino. «Passa alle 7 – dicono – ne abbiamo chiesto un altro almeno alle 7.30. Per i ragazzi che vanno a scuola, per gli anziani che devono recarsi in ospedale. Ce l’hanno concesso per una settimana. Poi ci hanno cancellato anche quel servizio». E loro si sono arrabbiate e hanno deciso che la loro voce, quella dei due Boschi, dovevano cominciare a farla sentire. Perchè qui diventa impensabile immaginare che i figli scelgano di restare. Non c’è neppure una piazza dove giocare, i pochi bambini rimasti stanno letteralmente in mezzo alla strada, con il rischio d’essere investiti. Non c’è neppure l’acqua. «A Masseria Claps – spiegano – vivono grazie alle sorgenti. Però l’Acquedotto poi le bollette le manda, anche per la depurazione». E poi c’è lo scempio di quella che era la loro scuola, «che aveva un bel giardino, i fiori, la quercia». Soldi pubblici buttati per ristrutturarla – circa 200 milioni delle vecchie lire – e oggi trasformata in un pollaio, con le finestre distrutte, i lucchetti alle porte. Come fosse proprietà privata. E, invece, quello che era un bene collettivo messo a disposizione di privati cittadini nell’immediatezza della frana, è oggi l’immagine stessa delle condizioni di questo pezzo di città abbandonata. In cui chi ha potuto ha preso qualcosa, lasciando solo macerie.

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