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«Ho già sottoposto la lettera di ENI ai miei avvocati per decidere le azioni da intraprendere. È importante – scrive Albina Colella – capire chi ha deciso di divulgare la lettera destinata alla sottoscritta, violando così il diritto alla riservatezza della corrispondenza, e per questo motivo  ho deciso di prendere subito le opportune iniziative». 

La docente dell’Unibas, a cui la compagnia petrolifera ha inviato una diffida a proseguire con l’attività di critica e «allarmismo» non sostenuto da corretta metodologia scientifica, si affida a una nota per replicare. 

«Per quanto riguarda i “suggerimenti scientifici” di approccio al problema delle acque di contrada La Rossa (Montemurro), si tratta di aspetti che ho ampiamente valutato all’atto della ricerca: alcuni li ho presi in considerazione, altri li ho esclusi per una serie di valutazioni prettamente tecnico-scientifiche. I risultati di questa ricerca sono stati presentati in convegni scientifici internazionali, sottoposti alla pubblica discussione e pubblicati in riviste scientifiche».

«Ritengo di non aver alcun bisogno di dover rivendicare il mio diritto alla ricerca, all’opinione scientifica e alla libertà di informazione su temi di interesse pubblico, in quanto si tratta di diritti riconosciuti e tutelati dalla legge», prosegue ancora.

«Le informazioni ambientali che ho fornito riguardano i risultati di analisi chimiche di acque che fuoriescono dal sottosuolo sul terreno di proprietà di un privato cittadino, che appaiono anomale e che non sono mai state segnalate prima in Appennino Meridionale. Nelle mie dichiarazioni io parlo solo di dati scientifici».

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