X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

VIBO VALENTIA – Tra le carte dell’inchiesta Libra, condotta dalla Dda di Catanzaro e coordinata dal pm Pierpaolo Bruni emergono dettagli sempre più chiari di un vero e proprio sistema di gestione del potere che coinvolge non solo la tradizionale ‘ndrangheta ma anche settore della politica, della massoneria e dela Chiesa. Per cominciare nelle carte spunta un altro indagato eccellente. Si tratta di Pierluigi Vignola, l’ex cappellano della Questura di Potenza, noto alle cronache giudiziarie per il coinvolgimento nelle indagini sul caso Claps. Tecnicamente il sacerdote lucano è stato iscritto sul registro degli indagati in un procedimento parallelo, poi riunito – il 4 ottobre scorso -al fascicolo relativo all’indagine sul clan Tripodi denominata “Libra”. Don Vignola – coinvolto nell’indagine per via delle sue relazioni con Paolo Coraci, il venerabile a sua volta legato al presunto referente romano del clan Tripodi Francesco Comerci – è sott’inchiesta per i reati di associazione mafiosa, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e turbata libertà degli incanti, con l’aggravante dell’aver agito per favorire la cosca di riferimento. Ma come detto nelle carte c’è di tutto. Libra appare un’inchiesta enorme, iniziata nel 2007 dalla Stazione carabinieri di Vibo Valentia, poi ingrossatasi con gli approfondimenti del Nucleo investigativo dell’Arma e del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza. Una inchiesta che va oltre gli arresti relativi ai presunti esponenti della cosca Tripodi di Porto Salvo. Parte delle investigazioni si sviluppano attorno alle strategie di espansione di una sospetta loggia massonica, quella nata su impulso di Paolo Coraci. Un «truffatore», secondo Francesco Comerci – ovvero la presunta «interfaccia» imprenditoriale del clan Tripodi – che allo stesso Coraci, in base al costrutto elaborato dal pm antimafia Pierpaolo Bruni, si sarebbe affidato per entrare in contatto con i palazzi del potere. 

Gli interessi del clan, poi, non si fermavano agli appalti nel Sud o a Roma, anche a Verona, infatti, il clan si era inserito e sempre grazie a canali che, in un modo o nell’altro, rientravano nella politica. Dagli atti dell’inchiesta “Libra” emerge come «per il tramite del segretario dell’ex ministro Giovanardi», una delle aziende indicate come appartenenti alla holding imprenditoriale del clan Tripodi di Vibo Marina sarebbe stata intenzionata ad allargare i propri affari in Veneto. Sul punto è stata acquisita la preziosa testimonianza di una persona informata sui fatti, sentita il 28 agosto del 2012 negli uffici della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. E’ la persona che avrebbe rappresentato l’anello di comunicazione tra Aracri e il segretario dell’ex ministro Carlo Giovanardi. Tra questi, a scanso d’equivoci, nessuno è indagato. Tranne Aracri, ovviamente. Il dato, d’altronde, è utile agli inquirenti per dimostrare attraverso quali canali si muovesse, nella sua logica di espansione economico-imprenditoriale, la holding Tripodi.
SULL’EDIZIONE CARTACEA DE IL QUOTIDIANO GLI AMPI SERVIZI A CURA DI PIETRO COMITO E GIUSEPPE BALDESSARRO
Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE