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Personalmente ho provato una forte gratificazione interiore: fatta di commozione, di fierezza e di maggiore consapevolezza. E’ stata la conferma di vivere in un luogo che sprigiona energie e che nutre ispirazioni. E’ stata la conferma che è possibile pensare a Matera come a una città che autonomamente produce cultura e non già che passivamente la importa e la consuma. Su tale specifico requisito dovrà costruirsi il progetto artistico di Matera per l’anno 2019. Questa qualità materana, infatti, non è autarchica o provinciale, ma esprime valori più ampi capaci di suscitare l’attenzione e la gratificazione internazionale. L’episodio di Berlino è la cartina di tornasole di questa acquisita certezza.
Mentre in città serpeggiano giuste vibrazioni di compiacimento per la maturata coscienza di poter proporre l’esclusività vincente di un protagonismo europeo, da Roma le decisioni assunte nell’ultimo Consiglio dei Ministri hanno strozzato il clamore del successo berlinese.
Le “note” romane hanno deciso la estinzione di strutture istituzionali e di servizi statali che hanno segnato le funzioni amministrative e politiche della nostra città.
Dopo l’avvenuta emigrazione di uffici quali la Banca d’Italia, l’Agenzia del Demanio, ecc. con realismo prepariamoci a registrare la soppressione della Provincia, della Prefettura e di molti presidi provinciali di competenza statale, nonché la autoritaria sterilizzazione della Camera di Commercio. In questa precettata cura dimagrante si corre il rischio non solo di perdere la sede materana della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici, ma anche di veder neutralizzata sul nascere la istituzione dell’area di formazione e ricerca del restauro, se è vero come è vero, che la proposta governativa prevede soprintendenze miste e l’accorpamento, con conseguente nuova e unica disciplina, di tutti gli enti di ricerca del Ministero per i Beni Culturali.
Se questo è lo scenario che abbiamo dinanzi occorre che la comunità materana, senza indulgere in sterili lamentazioni e formali proteste, inizi finalmente a ripensare al proprio futuro, acquisendo la coscienza di attivare azioni comuni, autorevoli e forti, perché anticipando ogni finale decisione governativa, almeno gli uffici statali coerenti con il proprio riconosciuto ruolo, cioè quello culturale, si fermino in città.
Occorrerà, poi, rilanciare un aggiornato ruolo territoriale di Matera non basato sulla presenza di strutture burocratico-amministrative bensì come centro vitale di un più vasto sistema urbano, nella consapevolezza che città e sistemi urbani rappresentano le principali precondizioni di uno sviluppo sempre più fondato sulla qualità dei luoghi e sulla specificità dei servizi.
I provvedimenti governativi non devono, quindi, avvilirci perché, in questo momento difficile, va riaffermata la città come risorsa, come generatrice di nuove risorse, di capitale investito e programmato per generare plusvalori destinati alla comunità dei cittadini. Si tratta, cioè, di considerare la città come soggetto creatore di ricchezza, come motore creativo. Infatti nell’attuale contesto storico diviene determinante il ruolo che le città giocano nel definire le prospettive a la qualità dello sviluppo. E’ un ruolo che non dipende più e solo dalla dimensione o dall’ampiezza dei territori su essa gravitanti, bensì dalla loro capacità di acquisire vantaggi competitivi, nel richiamare e svolgere funzioni innovative, direzionali, di produzione e di conoscenza e servizi ad alta e articolata specializzazione, di connessione con le altre reti urbane.
Dobbiamo in definitiva progettare Matera come città leader di un sistema urbano con un reticolo di funzioni, dalla istruzione alla ricerca (università, centri di ricerca, laboratori creativi, ecc.), dallo sviluppo rurale all’industria (assegnando, per esempio, nuove e innovative funzioni progettuali e di servizio al Consorzio di bonifica, un tempo punto di riferimento delle politiche agricole nazionali), dall’artigianato al turismo (trasformando, per esempio, la virtuale presenza dell’APT in struttura organizzata, progettuale ed operativa), dalla giustizia alla sanità (riaffermando, per esempio, il ruolo interregionale dell’Ospedale Civile di Matera innalzando ed integrando i livelli di offerta ospedaliera), dalla promozione del patrimonio culturale alla produzione e diffusione delle attività culturali (attuando una buona volta il sistema culturale materano).
Oggi è il momento della massima vigilanza politico-istituzionale sulle scelte governative e della contestuale progettazione del nuovo corso della città capace di compensare le perdite burocratico-amministrative con nuovi o rinvigoriti ruoli in grado di trasformarsi in forti e innovativi attrattori civili ed economici. 
Non dovrà essere un grido di rassegnata resa o di una indifendibile protesta, bensì la convinta proposta di un nuovo e vincente percorso nella storia e nella vita della nostra città.
Si dovrà una buona volta passare dalle parole ai progetti, includendo in questa verifica il destino del Mulino Alvino perché diventi centro formativo e produttivo del “mangiare mediterraneo” e non già la strumentale merce di scambio di appetiti mattonari o, peggio ancora, sede di festaiole ghiottonerie. 
Il piano strategico, ancora in incubazione, dovrà obbligatoriamente innestarsi su tale binario per proporre questi nuovi necessari obiettivi e traguardi. Nell’attesa, occorre che il Sindaco chiami a raccolta tutte le energie propositive della Città per vincere, come a Berlino, questa nuova difficile ma stimolante sfida.
Raffaello de Ruggieri
Presidente Fondazione Zetema

PUBBLICHIAMO, di seguito, l’intervento di Raffaello De Ruggieri, presidente della Fondazione Zetema sul futuro di Matera alla luce di recenti avvenimenti che l’hanno riguardata. Dalla cultura alla sanità, dall’architettura alle istituzioni, il richiamo è ad una città che che guardi ad un nuovo percorso della sua storia rivendicandone i punti fermi che la caratterizzano ancora oggi. De Ruggieri non trascura alcun punto focale del dibattito pubblico soffermandosi infine anche su vicende ancora attuali come il Mulino Alvino e come il pericolo di chiusura  della Camera di Commercio  o della sede materana della Soprintendenza per i beni storici , artistici ed etnoantropologici. 

La vittoriosa occupazione della “Philarmonie” di Berlino da parte dell’orchestra del Conservatorio di Musica di Matera e la forte risonanza del prestigioso concerto eseguito hanno segnato positivamente questi giorni. Non si è trattato soltanto di una ben programmata trasferta didattica organizzata dalla capacità del direttore Saverio Vizziello, bensì di una conquistata opportunità europea per diffondere i valori della creatività e della professionalità del nostro territorio.Il Canto dei Sassi di Damiano D’Ambrosio e l’Inno per Matera di Vito e Mariano Paternoster hanno esaltato l’attenzione di un pubblico competente, sorpreso dalla qualità e dalla originalità dei messaggi musicali offerti dalla nostra straordinaria orchestra.Personalmente ho provato una forte gratificazione interiore: fatta di commozione, di fierezza e di maggiore consapevolezza. E’ stata la conferma di vivere in un luogo che sprigiona energie e che nutre ispirazioni. E’ stata la conferma che è possibile pensare a Matera come a una città che autonomamente produce cultura e non già che passivamente la importa e la consuma. Su tale specifico requisito dovrà costruirsi il progetto artistico di Matera per l’anno 2019. Questa qualità materana, infatti, non è autarchica o provinciale, ma esprime valori più ampi capaci di suscitare l’attenzione e la gratificazione internazionale. L’episodio di Berlino è la cartina di tornasole di questa acquisita certezza.Mentre in città serpeggiano giuste vibrazioni di compiacimento per la maturata coscienza di poter proporre l’esclusività vincente di un protagonismo europeo, da Roma le decisioni assunte nell’ultimo Consiglio dei Ministri hanno strozzato il clamore del successo berlinese.Le “note” romane hanno deciso la estinzione di strutture istituzionali e di servizi statali che hanno segnato le funzioni amministrative e politiche della nostra città.Dopo l’avvenuta emigrazione di uffici quali la Banca d’Italia, l’Agenzia del Demanio, ecc. con realismo prepariamoci a registrare la soppressione della Provincia, della Prefettura e di molti presidi provinciali di competenza statale, nonché la autoritaria sterilizzazione della Camera di Commercio. In questa precettata cura dimagrante si corre il rischio non solo di perdere la sede materana della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici, ma anche di veder neutralizzata sul nascere la istituzione dell’area di formazione e ricerca del restauro, se è vero come è vero, che la proposta governativa prevede soprintendenze miste e l’accorpamento, con conseguente nuova e unica disciplina, di tutti gli enti di ricerca del Ministero per i Beni Culturali.Se questo è lo scenario che abbiamo dinanzi occorre che la comunità materana, senza indulgere in sterili lamentazioni e formali proteste, inizi finalmente a ripensare al proprio futuro, acquisendo la coscienza di attivare azioni comuni, autorevoli e forti, perché anticipando ogni finale decisione governativa, almeno gli uffici statali coerenti con il proprio riconosciuto ruolo, cioè quello culturale, si fermino in città.Occorrerà, poi, rilanciare un aggiornato ruolo territoriale di Matera non basato sulla presenza di strutture burocratico-amministrative bensì come centro vitale di un più vasto sistema urbano, nella consapevolezza che città e sistemi urbani rappresentano le principali precondizioni di uno sviluppo sempre più fondato sulla qualità dei luoghi e sulla specificità dei servizi.I provvedimenti governativi non devono, quindi, avvilirci perché, in questo momento difficile, va riaffermata la città come risorsa, come generatrice di nuove risorse, di capitale investito e programmato per generare plusvalori destinati alla comunità dei cittadini. Si tratta, cioè, di considerare la città come soggetto creatore di ricchezza, come motore creativo. Infatti nell’attuale contesto storico diviene determinante il ruolo che le città giocano nel definire le prospettive a la qualità dello sviluppo. E’ un ruolo che non dipende più e solo dalla dimensione o dall’ampiezza dei territori su essa gravitanti, bensì dalla loro capacità di acquisire vantaggi competitivi, nel richiamare e svolgere funzioni innovative, direzionali, di produzione e di conoscenza e servizi ad alta e articolata specializzazione, di connessione con le altre reti urbane.Dobbiamo in definitiva progettare Matera come città leader di un sistema urbano con un reticolo di funzioni, dalla istruzione alla ricerca (università, centri di ricerca, laboratori creativi, ecc.), dallo sviluppo rurale all’industria (assegnando, per esempio, nuove e innovative funzioni progettuali e di servizio al Consorzio di bonifica, un tempo punto di riferimento delle politiche agricole nazionali), dall’artigianato al turismo (trasformando, per esempio, la virtuale presenza dell’APT in struttura organizzata, progettuale ed operativa), dalla giustizia alla sanità (riaffermando, per esempio, il ruolo interregionale dell’Ospedale Civile di Matera innalzando ed integrando i livelli di offerta ospedaliera), dalla promozione del patrimonio culturale alla produzione e diffusione delle attività culturali (attuando una buona volta il sistema culturale materano).Oggi è il momento della massima vigilanza politico-istituzionale sulle scelte governative e della contestuale progettazione del nuovo corso della città capace di compensare le perdite burocratico-amministrative con nuovi o rinvigoriti ruoli in grado di trasformarsi in forti e innovativi attrattori civili ed economici. Non dovrà essere un grido di rassegnata resa o di una indifendibile protesta, bensì la convinta proposta di un nuovo e vincente percorso nella storia e nella vita della nostra città.Si dovrà una buona volta passare dalle parole ai progetti, includendo in questa verifica il destino del Mulino Alvino perché diventi centro formativo e produttivo del “mangiare mediterraneo” e non già la strumentale merce di scambio di appetiti mattonari o, peggio ancora, sede di festaiole ghiottonerie. Il piano strategico, ancora in incubazione, dovrà obbligatoriamente innestarsi su tale binario per proporre questi nuovi necessari obiettivi e traguardi. Nell’attesa, occorre che il Sindaco chiami a raccolta tutte le energie propositive della Città per vincere, come a Berlino, questa nuova difficile ma stimolante sfida.

Presidente Fondazione Zetema

 

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