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di PARIDE LEPORACE
“MA il mio mistero è chiuso in me.il nome suo nessun saprà” versi immortali e popolari quelli della celebre aria della Turandot molto adatti alla vicenda della nomine. Non ci sono stati commenti ufficiali al documentato pezzo di retroscena di Salvatore Santoro sulle grandi manovre legate alle nomine dei più importanti enti subregionali. Eppure in queste ore decisive, a nome e per solo conto dell’opinione pubblica lucana, vorremmo capire quello che non comprendiamo. Per quale motivo Egidio Mitidieri, non è più degno di stare a capo di Acquedotto Lucano? Troppo eversivo nel momento in cui assegna gli appalti con l’ateniese metodo del sorteggio? E l’ingegnere Gerardo Marotta come mai merita questa alzata di scudi dall’intera mozione Bersani uno, compreso il presidente Folino che afferma di non occuparsi di queste vicende, e il senatore Bubbico che, improvvisamente, ritorna nel dibattito pubblico per difendere, guarda caso, l’acqua lucana (o forse l’Acquedotto?). E Dino Donnoli, avvocato di pregiata stima e di acclarata fortuna professionale, come mai funziona meglio nel governare la potenza idrica economica lucana? E Ignazio Petrone, illustre trombato del Pd alle regionali ha maturato le competenze energetiche per scalzare il fine cervello di Rocco Colangelo? Forse l’arcano lo può svelare il peripatetico segretario Speranza sempre bravo a spiegare nelle pubbliche piazze le taumaturgiche capacità della politica lucana senza mai spiegarci l’essenza dei suoi protagonisti. Capiamo che le banche non possono spiegarci i meriti e i valori di Raffaele Ricciuti e ce ne faremo una ragione. Noi non proponiamo nomi. Vorremmo solo capire il perché di queste scelte e di quelle che comunque farete. E per favore non scomodate l’antipolitica.

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