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Hanno aspettato cinque anni. Cinque anni di udienze, interrogatori, attese per sentirsi dire dalla legge italiana, il 20 maggio scorso, che quello che il loro figlio disabile aveva subito in una struttura materana era solo un reato tenue e dunque non punibile, come previsto dall’articolo 131 bis del codice penale.
Luigi e Lucia sono i genitori di Francesco (tutti nomi di fantasia) la cui storia divenne pubblica nel 2011 quando le percosse dubite dal ragazzo che è autistico fecero approdare la vicenda in tribunale. La denuncia della coppia riguardava episodi avvenuti nel febbraio 2010 quando il giovane era stato vittima delle percosse di un operatore del centro che frequentava. La violenza nei confronti delle figure maschili che il ragazzo da quel momento aveva sviluppato, erano sttai l’unico segnale in grado di far comprendere man mano ai genitori e agli specialisti che lo avevano seguito, quale era stata la vera causa.
Luigi e Lucia hanno sempre creduto nella giustizia e la causa che hanno intrapreso, proseguita per cinque anni, li aveva convinti che la storia del loro ragazzo avrebbe potuto concludersi con il riconoscimento della colpa di chi aveva sbagliato.
Oggi, invece, spiega Luigi: “Il mondo ci è cascato addosso, siamo rimasti increduli, cercavamo negli sguardi degli altri presenti in quell’aula un conforto alla nostra amarezza, eravamo arrabbiati, ma nello stesso tempo paralizzati ad ogni reazione e siamo scoppiati in lacrime”. Il paradosso, per loro, si è trasformato in una voragine quando, leggendo nel dettaglio cosa prevedeva l’articolo 131, Luigi ha letto che “L’articolo prevede che il fatto non può venire considerato di particolare tenuità nel caso di reato commesso per motivi abbietti o futili o con sevizie e crudeltà, anche solo in danno di animali o se sussiste la minorata difesa di una vittima. E’ mai possibile – si chiedono – che l’articolo tuteli gli animali e questo giudice non abbia neppur econsiderato la persona debole ed indifesa, cioè mio figlio?”. “Ci rivolgeremo alle autorità preposte e faremo ricorso – annuncia il loro legale Concetta Rollo, confermando che una lettera verrà inviata anche al presidente delal Repubblica sergio Mattarella.
Luigi e Lucia, intanto, seguono il loro ragazzo che, nonostante l’esperienza, non ha riportato ulteriori conseguenze ed ha superato la fase violenta seguita alle percosse ricevute. Oggi trascorre le sue giornate nel nuovo centro che frequenta ma i suoi genitori chiedono che la giustizia che ritengono negata con il ricorso all’articolo 131 del codice penale, non debba rappresentare un pericoloso precedente per altri ragazzi come accaduto al loro Francesco.
“Oggi quell’uomo, grazie alla sentenza, può tornare a fare un lavoro per cui non è qualificato. Noi vogliamo che non accada più, per questo speriamo che il Capo dello Stato ci risponda. Abbiamo ancora fiducia nello Stato e nella giustizia, ma non possiamo nascondere la nostra delusione e l’amarezza per aver atteso tanti anni, prima che un giudice decidesse che quella vicenda, in fondo, non ha violato nessuna legge”.

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