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Se anche Casabella, rivista dalla storia prestigiosa e punto di riferimento per gli architetti di tutto il mondo, decide di scendere in campo per schierarsi con Matera capitale europea della cultura (e per giunta  lo fa nei giorni in cui la giuria internazionale è chiamata ad esprimersi sulle città candidate) qualcosa deve pur significare. E se poi il suo direttore Francesco Dal Co  (l’ultimo di una lista che annovera,  tra gli altri, nomi come quello di Ernesto Nathan Rogers,  Alessandro Mendini,  Tomás Maldonado e  Vittorio Gregotti) scrive nell’editoriale che accompagna il lungo servizio di copertina: “Vi sono in Italia città bellissime…ma nessuna ha la cruda forza di Matera”, beh, allora vuol dire che quella di candidarsi a capitale europea della cultura per  la città dei Sassi è oggi qualcosa di più di un’aspirazione. E  che il verdetto di ieri,  con il quale Matera viene promossa  alla fase finale dell’iter di designazione, proietta  sulla città una luce nuova. Vuol dire che essa già da oggi  può guardare a se stessa con occhi diversi, e ripensarsi essendo consapevole che la parte migliore della cultura, in tutto il mondo, contempla Matera come un unicum; un luogo in cui, per citare ancora Dal Co, “si è formata una delle più straordinarie concrezioni urbane che sia dato conoscere”, e nel quale è possibile “compiere esperienze  irripetibili”. Perché Matera è insomma,  secondo il direttore di Casabella, la città che “racconta, con più eloquenza di ogni altra, come il conflitto che oppone il tempo alla vita possa risolversi generando portentose armonie”.

Ciò significa anche che se, malauguratamente (facciamo le corna), il percorso di Matera lungo la strada che porta alla capitale europea del 2019 dovesse interrompersi, un risultato è ormai acquisito per sempre. Ed è da qui che la città può e deve ripartire.

Al di là delle polemiche che hanno accompagnato il percorso di Matera in questi anni, dei malumori e dei borbottii di una parte della città, bisogna infine riconoscere che la tenacia con cui quest’amministrazione e  il comitato Matera 2019 hanno portato avanti  il progetto (sottraendosi al rischio di derive provincialistiche o fatuamente autocelebrative) restituisce l’immagine di una città desiderosa di aprirsi al dialogo con il mondo. E pronta a rigenerarsi per l’ennesima volta. Si tratta, in fondo, di recuperare  quel ruolo che la storia periodicamente le assegna. Quello di una città saldamente radicata nel suo territorio che, di volta in volta, diventa il crocevia  spazio-temporale di repentini mutamenti storici. E forse è bene che anche tutto il Mezzogiorno cominci a guardare all’antica capitale di Terra d’Otranto con occhi nuovi.

a.grassi@luedi.it

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