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VIBO VALENTIA – Sono ventuno i dipendenti dell’Azienda sanitaria provinciale di Vibo Valentia indagati per truffa, nell’ambito di una nuova inchiesta anti-assenteismo avviata dalla Procura di Vibo Valentia guidata dal procuratore Mario Spagnuolo. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Vittorio Gallucci, ha preso avvio a seguito delle notizie di reato acquisite grazie all’attività di polizia giudiziaria dei carabinieri della Stazione di Pizzo guidati dal maresciallo Pietro Santangelo. Le investigazioni si sono concentrate, in particolare, con servizi di intercettazione ambientale, osservazione e pedinamento, sul presidio sanitario di Pizzo, inizialmente concepito come ospedale, mai entrato in funzione, che oggi ospita ambulatori dell’Azienda sanitaria. Tra questi il Sert, meta di numerosi tossicodipendenti già attenzionati nel corso di altre indagini svolte sempre dall’Arma nell’importante centro costiero vibonese. I carabinieri hanno da qualche mese concentrato la loro attenzione proprio su quegli uffici, spesso sguarniti, segnalando ventuno persone, tra operatori sanitari ed impiegati, spesso fuori dal luogo di lavoro per sbrigare faccende personali, causando così, oltre che un danno economico al servizio sanitario, anche disagi all’utenza. 

L’indagine, che non vede l’emissione di provvedimenti di garanzia, è stata complicata dall’anomala rottura della macchina passatempo, all’ingresso degli ambulatori di Pizzo, avvenuta nel corso del mese di settembre. Ciò ha costretto i militari del comandante Santangelo ad un’attività di riscontro ancora più serrata all’esterno del presidio. Tale attività è divenuta palese questa mattina quando i militari, su mandato della Procura, e di concerto con i colleghi dell’aliquota carabinieri di polizia giudiziaria di stanza in Tribunale, hanno avviato una massiccia attività di acquisizione documentale presso gli uffici dell’Azienda sanitaria di Vibo Valentia e degli ospedali di Vibo, Tropea e Serra San Bruno. Secondo fonti investigative, nelle prossime ore saranno ascoltati i dirigenti dell’Azienda sanitaria, in primo luogo direttore amministrativo e sanitario, quali persone informate sui fatti, e, successivamente, i componenti della commissione prefettizia, che guida l’Asp di Vibo dopo il commissariamento per infiltrazioni mafiose, sempre come persone informate sui fatti.  

 

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