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TOTO’ RIINA smentisce il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Non siamo in un’aula di tribunale, ma nelle celle del carcere di Opera. E’ qui che il boss siciliano è stato interecettato con il boss pugliese Alberto Lorusso. Proprio quest’ultimo riferisce a Riina delle parole di Gratteri che, in un’intervista ad un quotidiano nazionale, aveva sottolineato del “pericolo” per il Papa che stava riformando la Chiesa.
Ma la risposta di Riina al suo interlocutore è secca: “Vanno a cercare pure il Papa… il Papa ha detto qualche parola buona… di cercare, di fare bene… Questo è buono, questo Papa è troppo bravo; è bravo, è bravo questo Papa. Sono i magistrati che “strumentiano”.
L’incontro tra i due boss è stato intercettato il 14 novembre scorso. Lorusso riferisce a Riina di avere appreso dalla tv che il procuratore della Calabria (si riferisce a Nicola Gratteri) aveva detto che “siccome il Papa ha parlato contro i politici, contro la corruzione, ma ha parlato anche contro la criminalità, adesso il Papa deve stare attento, l’ha detto ieri, sta montando la tragedia che la ‘ndrangheta, la mafia gli può fare qualcosa a lui, al Papa”.
Secondo Riina, però, “i magistrati in generale “strumentiano” (strumentalizzano) sul Santo Padre”. E poi di nuovo: “Questi, quelli di Palermo, questo Di Matteo, Di Matteo, non possiamo dimenticare più, Corleone… Ah?”.
Nella sua intervista, Gratteri aveva detto che “se i boss potessero fargli uno sgambetto non esiterebbero a farlo”, evidenziando le tante azioni innovatrici di Papa Francesco, messo a rischio, secondo Gratteri, dall’azione innovatrice che non sarebbe andata giù alla “mafia finanziaria”.

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