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DA alcuni giorni la collega Angela Pepe, corrispondente del Quotidiano dalla Val D’Agri, è vittima di attacchi violentissimi dopo aver scritto un ineccepibile articolo di cronaca sulle contestazioni di lunedì scorso a Marsico Nuovo. Vi invito a rileggere il pezzo che trovate ancora sul nostro sito. Non c’è una virgola fuori posto. La collega ha fatto quello che in questi casi si fa, di sera, quando incombe l’orario di chiusura di un quotidiano. Ha raccontato la protesta, tra l’altro il Quotidiano è stato il primo a diffondere la notizia sul sito e a distribuirla sui social. Pronta a confrontarmi con i colleghi di tutto il mondo per capire qual era la notizia quella sera: innanzitutto la cronaca, chi, dove, come, quando e perchè. E questo ha fatto Angela, raccontando anche il retroscena della protesta e recuperando il post che aveva scritto una docente Unibas, Albina Colella, già nel pomeriggio che invitava alla protesta perchè l’incontro era stato organizzato senza contradditorio. Martedì 18 marzo, con la stessa evidenza del Quotidiano, La Nuova riportava, allo stesso modo, il resoconto della protesta con apertura a sei colonne in prima pagina. A pagina 7, senza richiamo in prima pagina, ne parlava la Gazzetta. Non so per quale recondito mistero la colpevole – ancora aspetto di capire responsabile di cosa – è Angela Pepe. Avrebbe dovuto raccontare i motivi della protesta, cioè roba che facciamo tutti i giorni.

Se fate una ricerca sul nostro sito troverete numerosi articoli del Quotidiano che parlano del pozzo Pergola 1. Ce ne sono, ad esempio, alcuni del collega Valerio Panettieri molto circostanziati e non certo a favore delle trivelle. Articoli che spiegano bene cosa sta succedendo da quelle parti. Chi protesta ha memoria corta o legge i giornali a giorni alterni. Ma vorrei ricordare altro. Vorrei ricordare solo alcune inchieste condotte dal Quotidiano negli ultimi mesi in perfetta solitudine. L’ho già fatto con una mail privata inviata alla professoressa. Forse non l’ha letta.

Chi ha raccontato gli interessi che si muovono attorno al petrolio? Il Quotidiano. Chi ha raccontato la storia dei Robortellas a Corleto? Il Quotidiano. Chi ha fatto scoperto la storia della nomina del vicesindaco di Ferrandina nella segreteria dell’assessore regionale all’ambiente? Il Quotidiano. Chi ha scoperto il conflitto d’interessi dell’ex direttore generale all’ambiente, Viggiano? Sempre il Quotidiano. Chi ha dato in esclusiva la notizia degli avvisi di garanzia ad Eni e Tecnoparco? Sempre il Quotidiano.

Tutto questo, ovviamente, non conta. Conta che Angela Pepe ha una collaborazione, oltre che con il Quotidiano per poche centinaia di euro, con la Fondazione Mattei. La professoressa Colella, consulente della Regione, ha giustamente detto che si può essere liberi anche se si ha un committente pubblico. In ciò già l’idea distorta che ciò che è pubblico è il male assoluto. Dovrebbe essere il contrario. Ma non capisco perchè questo principio dovrebbe valere per lei e non per altri. Della serie: un giornalista è libero solo se sta dalla mia parte. Ma sia chiaro: raccontare quello che si muove attorno al petrolio non significa essere contro il petrolio. L’ho scritto decine di volte e non mi sottraggo neppure adesso. Forse è questo, a ben guardare, quello che non ci perdonano: avere autonomia di giudizio.

Ma non avrei scritto tutto questo papello se non ci fosse dell’altro, molto grave e rischioso per la vita e la serenità di Angela Pepe. Pensando di fare lo scoop del secolo la professoressa Colella (a proposito degli scritti solitari del Quotidiano ricordo anche i pezzi di cronaca sul processo che la riguarda scritto da quell’infame di Leo Amato) ha pubblicato sul suo profilo Facebook il link al curriculum della collega sul sito della Fondazione Eni dal quale si evince anche il numero di telefono personale.

Sono due giorni che Angela non vive più. E una donna dell’età della professoressa Colella dovrebbe capire quale effetto a catena, dirompente, può provocare, come sta provocando, una scelta sciagurata del genere. «Puttana» è l’aggettivo più affettuoso che viene rivolto alla nostra collega. I messaggi sono in memoria e sono già stati consegnati ai carabinieri. Più la Colella istiga all’odio più l’odio si riversa su Angela. La follia umana, in questi casi, non ha limiti. E scrivo questo a futura memoria e per un motivo preciso: innanzitutto cambiate bersaglio, ci sono qua io. E poi, ed è la cosa più importante, se dovessero toccare Angela, anche un solo capello, ricordate bene: polizia, carabinieri, giudici, sappiate, per quello che sto scrivendo, chi è il mandante di tanta delittuosa infamia.

l.serino@luedi.it

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