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MATERA – Martedì sera la commissione ambiente del Comune prende coscienza del progetto, oramai operativo per nove pale eoliche  in contrada Le Reni nei pressi del centro commerciale di Venusio e dopo la constatazione arrivano anche le pesanti accuse con tanto di richiesta di dimissioni al primo cittadino Salvatore Adduce.

Il più duro di tutti è il consigliere comunale d’opposizione Doriano Manuello che spiega «Da tempo rivendichiamo le dimissioni del Sindaco, che ha mostrato nel corso degli oltre 3 anni della sua amministrazione una chiara incapacità nella gestione della cosa pubblica» scrive Manuello.

«Oggi questo non basta più. Non basta sollecitare, invitare il primo cittadino a dimettersi. Oggi bisogna mandarlo via !!! Allontanarlo prima che faccia altri danni (e non si può escludere che li abbia già fatti, che abbia svenduto ancora il nostro territorio agli interessi della Regione, della Politica partitica).

Non si può più tollerare che la nostra città rimanga ostaggio di chi antepone il proprio interesse, o quello del gruppo di riferimento, all’interesse della collettività, incurante dei danni che ogni giorno provoca.

Per tale ragione invitiamo la popolazione a prendere coscienza di questo come di altri importanti problemi, invitiamo tutti gli uomini di buona volontà, compresi i consiglieri di maggioranza, anche quelli da sempre legati alle strette logiche del “partito”, ad abbandonare immediatamente il Sindaco e i suoi fidi scudieri al suo triste destino, quello di una politica vecchia e spregiudicata e, oramai, non più in grado di scavare negli animi della gente». Il durissimo attacco di Manuello non lesina anche il ricordo di un progetto che era passato sostanzialmente sottotraccia rispetto a quello ben più impattante ma ugualmente sull’eolico che doveva ergersi sulla Murgia.

«Lo stesso Sindaco si è preoccupato di far conoscere il progetto e gli aspetti legati all’intervento, a noialtri Consiglieri, solo martedì 8 ottobre 2013, in tutta fretta, convocando una Commissione alle 20, dopo un Consiglio Comunale» scrive Manuello.

«E il progetto è stato presentato ai Consiglieri solo dopo che sono scaduti i termini per proporre qualsivoglia ricorso all’Autorità giudiziaria competente.

Lo stesso Sindaco, per bocca del suo assessore Rocco Rivelli, poi, si è preoccupato di spiegare le ragioni della mancata impugnativa, sostenendo che “il Parco dovrebbe sorgere in una zona lontana dal centro abitato, con impianti non visibili dai Sassi, e quindi con un impatto ambientale minimo” (il Quotidiano, intervista pubblicata il 13.09.2013).

La mancata visibilità delle Pale dai Rioni Sassi, quindi, diventa motivo per ritenere che l’impatto ambientale sia minimo, che tutto va bene e che il ricorso non ha bisogno di essere presentato». Ed allora Manuello si chiede: «Cos’altro questa Città deve aspettarsi da una Amministrazione incapace e che da sempre ha mostrato poca cura, poco amore, per un territorio troppo spesso massacrato da interventi disorganici, approssimativi e non concertati con i suoi abitanti ?».

Ugualmente critiche le parole di Enzo Acito consigliere della Lista Stella che esprime: «sconcerto e senso di impotenza.

Queste sono le sensazioni che la nuova vicenda delle pale eoliche genera nel cittadino libero da vincoli e da condizionamenti» scrive Acito che poi rincara «Abbiamo seri dubbi sulla affidabilità di questa Amministrazione che, rinunciando a qualsiasi azione di opposizione al Tar Basilicata contro il progetto di parco eolico in contrada Le Reni, decide di informare la commissione consiliare ben venti giorni dopo la scadenza del possibile ricorso.

Siamo sconcertati sull’ atteggiamento di un’ Amministrazione che chiude l’ accordo con i soggetti promotori del parco  eolico in contrada “Le reni” senza informare la città, un’ Amministrazione che decide, nelle segrete stanze, il futuro della Città, non attivando alcun processo per cercare di opporsi alla realizzazione di un parco eolico di 9 pale alte 150 metri lungo la statale 99».

«Si è preferito continuare nelle scelte oligarchiche adottate  nelle stanze chiuse e buie», conclude Acito, «senza consentire che la luce della trasparenza potesse finalmente entrare ed abbattere le pareti ancora pervicacemente esistenti nella gestione della cosa pubblica.

Siamo consci ma non siamo rassegnati, siamo coscienti che nelle segrete stanze decidono per loro e per i loro figli, ma non possiamo consentire che decidano e condizionino anche la vita e il futuro dei nostri».

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