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POTENZA – Nello stesso giorno in cui entra in vigore la nuova norma sui turni lavorativi di medici e infermieri, approda questa   mattina in Consiglio il ddl approvato dalla Giunta regionale per cercare di limitarne i danni immediati.

Una misura tampone per evitare la mannaia secca su attività ospedaliere e ambulatoriali, come paventato nei giorni scorsi, con tanto di rischio chiusura per alcuni reparti come quelli del presidio di Villa d’Agri. Il provvedimento  rinvia il problema e concede respiro fino a luglio, termine ultimo entro il quale la Giunta s’impegna a presentare un piano di riorganizzazione. Una razionalizzazione che dovrà tener conto dei paletti più rigidi voluti dalla Ue in fatto di turni lavorativi (48 ore lavorative massimo a settimana, e obbligo di riposo di 11 ore tra un turno e l’altro), ma che nello stesso tempo dovrà garantire l’erogazione dei servizi sanitari, dei livelli essenziali di assistenza e l’ottimale funzionamento delle strutture.

Una grossa patata da pelare per un sistema sanitario regionale che, per fare fronte alle esigenze di razionalizzazione della spesa è già in deficit di personale.

Che ora passa – così come previsto dal ddl – passa al comitato tecnico composto da rappresentanti della Regione, delle aziende sanitarie e in generale del sistema sanitario e regionale con l’ausilio di esperti del settore, anche nazionali, che dovrà suggerire soluzioni. Come materialmente sarà possibile trovare la quadra è tutto da capire.

Per ora, la legge regionale dovrebbe di fatto sospendere gli effetti dei provvedimenti già adottati, come per esempio la delibera dell’Asp di Potenza che prevede la chiusura dei tre reparti dell’ospedale di Villa d’Agri. Ma sono in molti a temere che una riorganizzazione di lacrime e sangue sia di fatto solo rinviata.

«Non dovrà essere necessariamente così – spiega il direttore generale del San Carlo, Rocco Maglietta – Certo rivedere servizi e prestazioni sarà una conseguenza inevitabile della riorganizzazione.   Ma fino a ora ogni azienda si è chiusa nel suo spazio, ragionando provvedimenti individuali. Mi pare importante, invece, che le scelte da fare avvengano sulla base di una concertazione   complessiva che vede coinvolte tutte le parti, tesa a ridurre al minimo tagli ai servizi e conseguenti tensioni sociali. In alcuni casi  si sfiora già il limite della sopportazione, come accade rispetto alle liste di attesa per determinate prestazioni.  Ecco perché le decisioni da adottare da qui a luglio non saranno semplici ma dovranno essere ben ragionate e concertate».

Nel frattempo, però, montano le polemiche. La direttiva europea è stata recepita dalla legge italiana già un anno fa. Mentre, il caso è esploso in Basilicata solo da qualche giorno, quando, ai rimedi estremi annunciati dalle singole aziende, il presidente Pittella ha convocato d’urgenza i direttori generali per fare il punto della situazione. Ma perché si è arrivati a pochi giorni dall’entrata in vigore dei nuovi turni per tentare di correre ai ripari? Di certo c’è da dire la materia è più complessa di quello che si pensa.

E che comunque il problema non è solo lucano: l’adeguamento alle previsioni Ue sta creando scompensi in tutte le regioni.

 Il disegno di legge che dovrebbe incassare oggi il via libera dell’Aula introduce alcune “deroghe” transitorie in attesa della riorganizzazione che la Giunta dovrà predisporre entro luglio. Una legge urgente che come tale produrrà i suoi effetti già dal giorno seguente alla sua approvazione: nel calcolo massimo delle 48 ore settimanali, il periodo di riferimento è di 12 mesi; i riposi giornalieri inferiori a 11 ore sono comunque possibili in casi eccezionali; l’attività libero professionale prestata presso le aziende del sistema sanitario regionale non concorre al computo dei limiti orari.

 E ieri i direttori generali della Sanità hanno tenuto un lungo confronto con i sindacati di categoria. Questi ultimi chiedono di dar seguito al più presto alle assunzioni già previste dai piani aziendali triennali. Il problema resta: chi e come pagherà la  carenza di personale che inevitabilmente conseguirà alla adozione dei nuovi turni lavorativi?  La soluzione passa anche da Roma, ma secondo le prime stime per garantire il mantenimento degli attuali servizi, servirebbe nuove assunzioni per milioni di euro. Otto per la Uil, anche una ventina secondo la Cgil che, per il solo San Carlo di Potenza parla di un fabbisogno assunzionale di ben 9 milioni di euro.

m.labanca@luedi.it

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