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di PARIDE LEPORACE

Andrea Di Consoli è convinto che la destra lucana sia in grado di essere alternativa in Basilicata e che abbia assunto una consapevolezza utile a rovesciare lo stato reale delle cose presenti. Non ne sono molto convinto, ma spero sia vero in nome della democrazia dell’alternanza e a favore, soprattutto, di quei giovani che, spesso in rotta con le loro tradizioni familiari, perseguono con determinazione il loro sogno di riscatto. Ma a leggere notizie come quella che oggi vi proponiamo da Nova Siri c’è da rimanere sconcertati e diffidenti su questo nuovo (?) che avanza. Personalmente mi preoccupano e m’interessano (molto) le magnifiche e forse poco progressive sorti della sinistra lucana. Schiacciata dal regionalismo ministerialista del partito regione, soffre di crisi d’identità, non ha una rappresentanza e una leadership definita. Finita nell’angolo, anche per aver inseguito le poco consone sirene del giustizialismo di professione locale, mantiene però isole nella rete che possono ancora adoperare nuovi strumenti utili a modificare rapporti di forza e proporre contenuti differenti dall’utilitarismo creativo, clientelare, paternalistico di via Anzio. Sel, ad esempio, ha raccolto le firme sulla vicenda dei ticket. Un inizio. Almeno una battaglia politica, anche se certi dirigenti andrebbero pensionati di fretta considerate le contraddizioni pubbliche che offrono ai cittadini. Ancor più inquietanti le vicende della Cgil lucana. Pur non volendo dar adito ai boatos che riferiscono di iniziative entriste ed etorodirette dal Pd locale, rimane in campo una vicenda che nei fatti commissaria il principale sindacato di sinistra lucana. Un gruppo dirigente suicida si è perso in un poltronismo da quattro soldi perdendo barra e linea e mandando in soffitta lotta e prospettiva. E nessuno ha la voglia, il coraggio, la pazienza di spiegarci quanto accaduto. Per fortuna ci sono segnali e casematte di resistenza.Personalmente ho molto apprezzato l’iniziativa politica dell’associazione che a Matera si richiama ad Enzo Santochirico, e che venerdì scorso per iniziativa dello stesso consigliere regionale, ha fatto arrivare in Basilicata il giurista Enzo Mattei. Si è presentato il suo pamphlet “Manifesto per i beni pubblici”. Una proposizione politica che ha richiamato un rappresentativo pubblico trasversale e motivato, addirittura erano presenti dei liceali, e alcuni di loro hanno anche interloquito criticamente con l’autore. Non sono mancate presenze movimentiste e referendarie che con la giusta diffidenza che va portata alla sinistra istituzionale del profitto ha reclamato certezze, in particolar modo sulle questioni dell’acqua pubblica, che il governatore De Filippo (in foto) continua ad ignorare evitando confronti e risposte. Per la sinistra locale il gruppo di Santochirico può essere una risorsa. Negli ultimi tempi ha molto doroteizzato la sua comunicazione, fino a qualche tempo fa salace e critica, inducendo a pensare che maturava una tattica melina utile a far fiorire ritorni in assessorato Enzo “Sandokan” Santochirico. Il diretto interessato mi ha spiegato che non ha interessi di questo tipo e la sua medaglia al petto vorrebbe essere quella di dotare la Basilicata di uno Statuto. Parola questa non molto “cool” per le grandi masse. Comunque, strumento fondativo per politica e istituzioni, per erigere basamenti democratici plurali. Santochirico annuncia di voler consultare e interloquire con pluralità di soggetti e associazioni per meglio scrivere l’ordinamento che sarà. Il tentativo è nobile e va seguito con attenzione, e forse anche difeso dal professionismo della politica vitalizia e politicante. Le questioni dei beni comuni sono vitali per chi intende la politica come passione e come valore. Nonostante De Magistris a Napoli ne abbia fatto un caposaldo, i suoi epigoni lucani non hanno mai pronunciato verbo sulla questione. Da parte nostra siamo impegnati a dialogare con una composita area con cui stiamo studiando aree comuni d’intervento che permettano al Quotidiano di essere mezzo di diffusione e di confronto. Un’ottima risorsa in tal senso è sicuramente rappresentata da Piero Di Siena. L’ultimo numero di Decanter è molto eloquente. L’editoriale su “Il lato oscuro del potere” coglie e si associa alle nostre letture sull’ormai celebre denuncia di Restaino sull’esistenza di una «procura parallela». Ma Di Siena va oltre. E coniuga le presunte azioni ritorsive contro Filippo Bubbico, Toghe lucane bis e caso Claps ad una lettura del potere lucano di modello sciasciano che arriverebbe a coinvolgere anche la Chiesa. A noi questa richiesta «di aprire nelle stanze del potere porte e finestre« sembra molto coraggiosa. E sulla bella rivista (come sempre ben scritta e documentata) scrive anche in un intervento di Antonio Califano che «la vicenda Fenice ha messo a nudo tutte le contraddizioni della coalizione che guida la Regione». Il rimpasto prossimo venuto è considerato «riposizionamento di un ceto politico». La svolta non c’è al tempo della crisi. La sinistra diffusa e dispersa deve dare ancora molto. La dialettica è aperta. Speriamo di saper dare contributi utili a tutti.

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