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POTENZA – L’assassino è andato a cercarlo fino a casa, al 12 via Parigi, una palazzina signorile di cinque piani di recente costruzione, abitata da distinti professionisti. Lì si era trasferito Donato Abruzzese dopo essere cresciuto alle Torrette del Serpentone, quand’era ancora un quartiere malfamato, e aver aperto la prima sala giochi in un locale di pochi metri quadri sulle passerelle di Poggio Tre Galli, poi abbattute per riqualificare il quartiere. E’ stato preso all’improvviso, «alla sacres’», spiega chi gli era vicino, e agli investigatori della mobile ha dato anche alcuni elementi per riuscire a identificare il responsabile.

Ha fatto perdere le sue tracce da domenica mattina Dorino Stefanutti, il principale sospettato per l’omicidio dell’imprenditore 45enne, che di mestiere faceva il distributore di macchinette da videopoker, trucidato con alcuni colpi di pistola verso l’una di lunedì notte. Quattro ore più tardi, quando gli agenti della sezione anticrimine diretti da Carlo Pagano si sono presentati a casa sua per effettuare una perquisizione non l’hanno trovato e per tutta la giornata è rimasto irreperibile anche sul telefonino. Nel frattempo negli uffici al primo piano della Questura del capoluogo sono stati sentiti a lungo i familiari della vittima, in particolare il figlio 16enne, che si sarebbe affacciato alla finestra di casa dopo aver sentito gli spari. Sembra che il ragazzo, maggiore di un fratello 12enne, abbia riconosciuto un macchinino come quello di Stefanutti mentre si allontanava. La vedova inoltre avrebbe aggiunto che soltanto qualche minuto prima era suonato il citofono dell’abitazione, il marito le aveva detto chi l’aspettava al portone, e lei gli aveva sconsigliato di scendere. Solo che le sue parole sono rimaste inascoltate.

Abruzzese e Stefanutti si conoscevano da tempo ed venivano considerati amici, perciò se fosse confermata l’ipotesi per cui a sparare sarebbe stato quest’ultimo, non è facile immaginare le ragioni di un’esplosione di violenza del genere. Resta infatti ancora da chiarire la dinamica dell’accaduto su cui dovrebbe contribuire a far luce la perizia autoptica disposta sul corpo dal pm Francesco Basentini prima della riconsegna ai suoi familiari per le esequie.

In tutto sarebbero stati 12 i colpi esplosi in rapida sequenza da due pistole diverse ma entrambe di grosso calibro. Questo stando ai bossoli trovati sull’asfalto in corrispondenza dell’ingresso della palazzina, e sopra la rampa di una decina di gradini da cui si accede al portico dove si trovano la tabaccheria e il bar di proprietà della sorella, e della sorella della moglie di Abruzzese.

Stando alla loro disposizione si direbbe che il killer ha cominciato a sparare dalla strada, una raffica di colpi che ha attraversato l’ingresso e tutta la lunghezza dell’atrio rivestito di marmo scuro con delle eleganti rifiniture in legno, rovinando sulla porta a vetri che dà sul vano scale più ascensore. Poi si è avvicinato al suo bersaglio che a quel punto potrebbe aver cercato di fuggire voltandogli le spalle ed ha esploso gli ultimi colpi. 

Dato che sul posto sono stati trovati bossoli di due armi diverse è stata presa in considerazione anche la possibilità che i sicari fossero più d’uno, ma non si esclude che il secondo a sparare sia stato lo stesso Abruzzese. In questo caso però resterebbe da capire se qualcuno dei suoi colpi sia andato a segno. Ciò vorrebbe dire che l’assassino ha riportato una ferita difficile da nascondere e necessita di assistenza medica urgente, motivo per cui non si esclude che possa presentarsi al pronto soccorso di un ospedale. Certo è che ieri al San Carlo di Potenza altre lesioni da arma da fuoco a parte quelle della vittima non si sono viste.

Altra cosa certa è che al momento dell’arrivo del 118 se mai ci fosse stato qualche testimone oculare dell’accaduto s’era già dileguato, e la telefonata è partita solo da un vicino di casa con la stanza da letto che affaccia proprio su quel pezzo di strada.

Una volta lì i sanitari hanno fatto quel che hanno potuto, ovvero ben poco. Poi sono accorse le volanti e il personale di servizio in questura, infine il magistrato di turno Gerardo Salvia. Una prima ricostruzione delle modalità dell’omicidio, per quanto approssimativa, e le indicazioni raccolte dalle persone sentite sull’accaduto hanno fatto il resto. Così il fascicolo appena formato è stato trasmesso per competenza alla Direzione distrettuale antimafia di Potenza ed è intervenuto il pm Francesco Basentini.

Abruzzese aveva precedenti penali di poco conto, mai comunque per reati di criminalità organizzata o simili. Piuttosto era stato assolto dall’accusa di tentato omicidio dopo un processo in Corte d’assise per una vicenda che se non fosse vera sembrerebbe tratta da un film di Tarantino: un colpo esploso per sbaglio da una pistola mentre era in auto con un amico, che lo colpisce ferendolo in maniera grave.

Gli interrogatori di pregiudicati e persone vicine alla vittima e al sospettato sono andati avanti in questura fino a notte fonda. Si cerca di raccogliere quante più informazioni a partire dalle ultime ore di Abruzzese, con gli amici al bar e poi a cena in un noto ristorante del capoluogo. Impossibile parlare con gli inquirenti ma è chiaro che l’obiettivo è chiudere il caso entro le prossime 24 ore.

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