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VIBO VALENTIA – Nessun colpo di scena. Nessuna sorpresa. Anche la Corte di assise d’Appello ha confermato la sentenza emessa dai giudici di primo grado: carcere a vita. È il verdetto pronunciato dal presidente Barone (a latere Petrini) al termine di una camera di consiglio durata poco più di due ore. Ergastolo, quindi, per Emanuele Rocco Valenti, 25 anni, accusato di essere l’assassino di Michele Brogna, avvenuto la mattina del 18 febbraio del 2009 nelle campagne di Zammarò. Il giovane venne fatto inginocchiare per terra prima di essere freddato con due colpi di fucile calibro 12. Il primo alla base del collo e il secondo al capo.
Una vera e propria esecuzione, come quelle di ‘ndrangheta, ma che di ‘ndrangheta non era. Una efferata, spietata esecuzione capitale sottoscritta dall’imputato, difeso dall’avvocato Francesco Stilo, nei confronti della giovane vittima sol perché quest’ultima l’aveva definito “infame” in quanto confidente dei carabinieri di San Gregorio. Anche la Corte di Assise di Appello di Catanzaro ha riconosciuto tutte le aggravanti a carico di Valenti: futili motivi e premeditazione, ricalcando, nella comminazione della pena, il solco tracciato dai giudici del primo grado. Passa, dunque, su tutta la linea la prospettazione accusatoria messa in piedi prima dal pubblico ministero di Vibo Michele Sirgiovanni.

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