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Dorino Stefanutti, ritenuto il responsabile dell’omicidio di Donato Abruzzese, avvenuto a Potenza la notte tra il 28 e il 29 aprile scorso, «ha risposto a tutte le domande del giudice» nel corso dell’interrogatorio che si è svolto oggi in carcere, «confermando la dinamica dei fatti già illustrata al pubblico ministero».   

Stefabutti resterà in carcere: è stato emesso dal gip di Potenza il provvedimento di non convalida del fermo, per assenza di pericolo di fuga, ma di contestuale applicazione della custodia in carcere. La versione fornita da Stefanutti in sede di interrogatorio è stata ritenuta “decisamente non credibile”. E’ stata tuttavia esclusa l’aggravante del metodo mafioso. 

Stefanutti, secondo quanto ha reso noto il suo avvocato, Maria Rita Di Ciommo, «è stato vittima di un agguato da cui ha dovuto solo difendersi»: l’interrogatorio di garanzia, davanti al gip Tiziana Petrocelli, è durato circa un’ora e mezza.   Abruzzese è stato ucciso davanti alla sua abitazione: Stefanutti si è poi consegnato alla Polizia nel pomeriggio del 3 maggio, dopo aver scritto e inviato alcune lettere (compresa quelal arrivata al Quotidiano della Basilicata) in cui forniva la sua versione dei fatti, anche con un disegno in cui ne ha illustrato la dinamica del fatto. 

Ma la legittima difesa è stata esclusa dal gip per quell’aver «accettato lo scontro armato». Il possibile movente è stato individuato negli affari gestiti in comune con la vittima. Contro Abruzzese, secondo quanto è emerso dalle indagini, ancora in corso, sono stati sparati undici colpi con una pistola calibro 9: cinque hanno raggiunto l’obiettivo e uno, al fianco, è risultato mortale per Abruzzese. Quest’ultimo ha sparato a sua volta contro Stefanutti quattro colpi con una pistola calibro 6,35. Uno ha ferito l’uomo ad una gamba, ma non gravemente e comunque non in modo da impedire a Stefanutti di allontanarsi dalla scena del delitto e nascondersi in campagna, alla periferia di Potenza.

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