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LAGONEGRO – La tensione si tagliava col coltello ieri mattina al Tribunale di Lagonegro.
In calendario c’era l’udienza per l’omicidio di Pasqualino Di Silvio: il giovane finito accoltellato nel corso di una rissa avvenuta nel pomeriggio del 19 febbraio 2014 presso un noto ristorante del centro, che vide coinvolte la famiglia del ragazzo deceduto e quella di Nicola e Giuseppe Viceconte. Dopo alcuni attimi particolarmente concitati – seguiti proprio all’arrivo in aula di Nicola Viceconte, l’unico imputato per omicidio – Filomena De Rosa, la madre di Pasquale, non ha retto allo stress ed ha accusato un malore. Ha cominciato a sudare freddo, tenuta a spalla dal marito e dal figlio maggiore Antonio, prima di accasciarsi tremolante su una delle balaustre del piano terra visibilmente affaticata.
Sono intervenuti immediatamente i sanitari del 118, che hanno prestato il primo soccorso alla donna praticandole un’iniezione endovenosa ancora nei locali del palazzo di giustizia. Poi De Rosa è svenuta ed è stato necessario ricoverarla d’urgenza presso il vicino ospedale, dove nel tardo pomeriggio rimaneva ancora sotto osservazione dei medici; le sue condizioni cliniche, fortunatamente, non destavano particolare preoccupazione e già nelle prossime ore dovrebbe essere dimessa. «Filomena non ce la fa più, lo strazio che sta vivendo è insopportabile: è scossa, depressa, agitata dal dolore immenso per la perdita del figlio, che solo una madre può capire» ha dichiarato Antonio Boccia, legale di parte dei Di Silvio, assistito nel suo mandato dall’avvocato Antonio Cosentino.
Le stesse parole utilizzate anche da Filomena De Rosa, in un’intervista ad un anno esatto dalla morte di Pasquale concessa in esclusiva al Quotidiano: «la nostra vita è un incubo dal quale non riesco più a risvegliarmi – aveva confidato in lacrime e trattenendo a stento i singhiozzi – non so farmene una ragione, non sono capace di darmi una spiegazione e non riesco a convincermi che Pasqualino sia morto e posso incontrarlo solo nei sogni». Strascichi emotivi laceranti e comprensibili di una tragedia che ha rovinato due famiglie e che ha profondamente segnato l’intera comunità. Una semplice scazzottata da bar terminata con un morto e diversi feriti gravi, che forse poteva essere evitata.
Sentimenti uguali e opposti di impotenza e di rancore che covano nei cuori di tutte le persone coinvolte, da ambo le parti, come era evidente dalle facce torve e dagli sguardi biechi dei tanti parenti presenti al dibattimento.
Che, in realtà, è stato rinviato per la terza volta, al prossimo 19 giugno, per l’assenza del pubblico ministero competente Francesco Greco, convalescente in seguito ad un intervento operatorio. Intanto i legali attendono la fissazione dell’udienza per rissa aggravata, reato per il quale sono accusati Nicola e Antonio Di Silvio – padre e fratello di Pasquale – e Giuseppe Viceconte – il figlio di Nicola, difesi dagli avvocati Antonella Latronico, Attilio Angrisano e Felice Lentini – che proprio insieme al fratello maggiore di Pasquale avrebbe dato inizio alla colluttazione poi sfociata in lutto. Sulla dinamica degli eventi però – la rissa, pur se a fasi alterne, proseguì per oltre un’ora – gli inquirenti stanno ancora indagando, per capire chi abbia visto cosa tra le tante persone che quel 19 febbraio 2014 si trovavano al bar “La braceria”, a pochi metri dal punto in cui Pasquale Di Silvio perse la vita: sono almeno due gli indagati per favoreggiamento, già ascoltati a caldo dagli uomini del nucleo operativo dei carabinieri subito dopo l’accoltellamento, e non è escluso che i giudici prendano in considerazione altre posizioni di potenziali testimoni.

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