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ROMA – Una operazione contro le cosche di ‘ndrangheta è stata messa a segno dalla polizia con numerosi arresti nei confronti di esponenti della criminalità calabrese a Roma. Nell’attività, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma sono stati coinvolti esponenti della famiglia Crea, originari dell’alto ionio reggino tra gli arrestati, inoltre, figura anche un agente di polizia in servizio presso la Squadra Mobile. 

I boss arrestati, invece, avrebbero dato disposizioni ‘operative’ anche dal carcere. Gli investigatori hanno acquisito le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Gianni Cretarola (LEGGI LA NOTIZIA DEL SUO ARRESTO), esecutore materiale dell’omicidio di Vincenzo Femia (LEGGI LA NOTIZIA DELL’ASSASSINIO), che avrebbe riferito, con dovizia di particolari, la struttura criminale dei Crea e i collegamenti operativi con altre organizzazioni presenti nella Capitale. 

LEGGI LA NOTIZIA SU COME CRETAROLA HA RIVELATO IL GRUPPO DI FUOCO DEL CLAN

Gli arrestati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione abusiva di armi e accesso abusivo a un sistema informatico o telematico, tutti aggravati dal concorso esterno in associazione mafiosa per aver agevolato l’operatività della ‘ndrangheta, con articolazioni territoriali in Calabria e nella provincia di Roma per il controllo delle attività illecite sul territorio. 

Il gruppo criminale gestiva diverse attività commerciali nel quartiere romano di Primavalle e si era inserito nel tessuto economico, commerciale e sociale del quartiere, imponendo la propria presenza nel territorio.

Per quanto riguarda il coinvolgimento dell’agente di polizia, secondo gli inquirenti sarebbe responsabile di essersi introdotto nel sistema d’indagine Interforze SDI, «con abuso dei poteri ed in violazione ai doveri inerenti il servizio», per raccogliere informazioni sulle indagini a carico dei soggetti coinvolti.

Sarebbe emerso così che Enrico Rocco Crea, tra gli arrestati di oggi, nel corso dei colloqui in carcere le disposizioni esecutive agli affiliati. Sono sette le persone sottoposte a misure cautelari e ritenute responsabili, a vario titolo, di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione abusiva di armi ed accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, aggravati dall’aver agevolato l’operatività della ‘ndrangheta.

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