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CATANZARO – Li hanno chiamati “gli emergenti”. Quelli che avevano preso il potere, con tutte le caratteristiche di una cosca di ‘ndrangheta, nel basso Ionio catanzarese, da San Sostene a Gasperina, da Montepaone a Sant’Andrea. E dimostravano il loro dominio anche sparando in aria colpi di fuoco, durante la notte. Come a dire: “Qui comandiamo noi”.

Alle prime luci dell’alba di questa mattina la polizia ha arrestato, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia, 20 persone ritenute appartenenti alla cosca Procopio-Mongiardo, collegata alle famiglie Gallace di Guardavalle e Gallelli di Badolato. Due sono ancora latitanti.

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Estorsione, traffico di armi, danneggiamenti ad imprenditori e commercianti, tentati omicidi, minacce ad un giornalista, Francesco Ranieri, intimidito dalla figlia del presunto boss Mario Mongiardo per alcuni articoli apparsi sulla “Gazzetta del Sud”. Ma anche ingerenze nell’attività del Comune di San Sostene, e nelle elezioni amministrative del 2011, quando ad essere eletta fu Patrizia Linda Cecaro (moglie del suo predecessore, Luigi Aloisio) a guida di una lista civica. Contrapposta, politicamente, ad un’altra coalizione. Ma erano proprio i candidati dell’altra lista ad interessarsi delle sorti della squadra guidata da Cecaro. Ricercando voti, e facendo di tutti per arrivare alla vittoria. Il risultato è che la formazione con in testa Cecaro raggiunge l’89 per cento dei consensi. Un record. Proprio sul comune di San Sostene ora ci potrebbero essere sviluppi.

«Sappiamo per chi ha votato la ‘ndrangheta», dice il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Vincenzo Lombardo. Accompagnato, in conferenza stampa, dal questore di Catanzaro, Vincenzo Carella, il capo della Squadra Mobile, Rodolfo Ruperti, e il procuratore aggiunto di Catanzaro, Giovanni Bombardieri. Dalle loro parole emerge anche che la cosca ha mostrato la sua operatività con particolare riferimento ad un fiorente traffico di armi portato avanti attraverso un canale di approvvigionamento al quale partecipavano soggetti di origine calabrese, residenti in Svizzera. E ancora: il tentato omicidio di Antonio Gullà del 1967, a Soverato, nell’ottobre 2010, in quanto membro della cosca contrapposta Sia- Procopio- Vallelunga. Ma la rivalità spesso non era un problema. Perché è lo stesso Michele Lentini, della famiglia Sia-Procopio-Vallelunga a partecipare ad un’attività di estorsione, proprio tra San Sostene e Davoli.

 

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