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Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Gratteri, che ha coordinato le indagini che stamani hanno portato all’arresto di 40 persone tra le quali il sindaco di Marina di Gioiosa Ionica, ha voluto porre l’accento sul fenomeno del condizionamento del voto da parte della ‘ndrangheta: «L’operazione servirà soprattutto come deterrente, monito, per qualche politico tentato di chiedere i voti in questo momento alla ‘ndrangheta». «Grazie alla capacità investigativa della polizia di Stato – ha proseguito Gratteri – siamo persino riusciti a individuare il posto, dentro un agrumeto, dove la cosca Mazzaferro iniziava i suoi picciotti. Siamo giunti a meno di dieci metri dagli ‘uomini d’onore’ riuniti in ‘circolo formato’, che racchiudeva i due giovani da iniziare secondo riti antichi, registrando ogni loro parola. Negli ultimi anni, i figli ed i nipoti di Ernesto e Vincenzo Mazzaferro si erano riorganizzati tentando di estromettere gli avversari Aquino dal comando del ‘locale’ poichè gli esponenti di quella cosca sono tutt’ora latitanti e coinvolti nell’indagine ‘Crimine’».
«E’ chiaro che – ha sostenuto Gratteri – l’indagine sancisce un quadro molto preoccupante delle capacità di condizionamento della ‘ndrangheta sulle istituzioni locali, vero e proprio trampolino di lancio verso più elevati traguardi all’ombra della malapolitica e del malaffare».
Soddisfazione è stata espressa anche dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ha incontrato la stampa per illustrare i dettagli dell’operazione: «è venuto fuori uno spaccato di collusioni ed interessi inquietante che denota la forte capacità di intessere potenti ‘relazioni esterne’ dei Mazzaferro con il mondo istituzionale locale». «Sarebbe necessario – ha aggiungo Grasso – che la politica locale compia una scelta di qualità per chiudere ogni varco a questi gruppi affaristico-mafiosi. Tutto ciò è corroborato da indagini rigorose, da intercettazioni ambientali che permettono di aprire significativi varchi, di capire in profondità le dinamiche criminali».
«Le indagini – ha detto il Procuratore di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone – confermano il ruolo crescente del clan Mazzaferro che aveva riconquistato peso grazie all’infiltrazione nel comune di Marina Gioiosa Ionica, rispetto alla cosca avversaria degli Aquino. L’occasione è stata data dalle comunali del 2008, quando con l’elezione a sindaco di Rocco Femia cambia il così detto quadro di riferimento per quel che concerne la gestione dei lavori pubblici e dell’attività amministrativa nel suo complesso».traguardi all’ombra della malapolitica e del malaffare».
«Le indagini – ha osservato il questore Carmelo Casabona – rendono chiaro l’intreccio evidente mafia-politica ai fini del controllo del territorio». Per il dirigente della squadra mobile, Renato Cortese, «l’inchiesta ha accertato, fra l’altro, il presidio fisico-militare degli uomini della cosca Mazzaferro ai seggi elettorali per il rinnovo del comune di Marina di Gioiosa Ionica nel 2008, alla faccia del voto democratico».

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