X
<
>

Agenti della Guardia di Finanza durante una confisca

Condividi:
2 minuti per la lettura

CATANZARO – Nuovo colpo all’economia delle cosche, il Gico della Guardia di Finanza di Catanzaro, infatti, ha messo a segno una confisca di beni per un valore di oltre 8 milioni di euro, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Cosenza, su richiesta della procura distrettuale antimafia di Catanzaro. L’attività è da considerarsi a completamento della vasta operazione denominata “Santa Tecla” condotta nel 2010 dalla Guardia di Finanza (LEGGI I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE) nell’ambito della quale sono stati contestati a vario titolo reati di associazione mafiosa, usura, estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti a diversi soggetti residenti in varie regioni d’Italia ma tutti riconducibili all’organizzazione “ndraghetistica coriglianese”.

Le indagini condotte dai finanzieri del Gico di Catanzaro hanno permesso tra l’altro di dimostrare come le imprese riconducibili a due imprenditori, avvalendosi della forza intimidatrice della cosca, potessero essere proposte quali partner obbligati nell’esecuzione di vari lavori (edili, di movimento da terra, pitturazione, cartongesso e distribuzione di prodotti di cartoplastica), instaurando, di fatto, un regime di “monopolio” e diventando allo stesso tempo un’importante fonte di guadagno per la cosca stessa a cui venivano destinati una cospicua parte dei proventi realizzati. I destinatari delle misure di prevenzione patrimoniali sono due imprenditori di Corigliano Calabro con legami con la cosca di ‘ndrangheta denominata “Locale di Corigliano” e destinatari di numerosi e importanti appalti pubblici e privati.

Una particolarità della confisca compiuta dai Finanzieri è stata la possibilità di eseguire il provvedimento nei confronti degli eredi di uno dei due imprenditori, deceduto nel corso delle indagini, in base a quanto previsto dalla normativa antimafia. I beni infatti, già sottoposti a sequestro, furono dissequestrati per estinzione del reato dopo la morte dell’indagato ma, grazie alla normativa di prevenzione, è stato possibile procedere al sequestro preventivo e alla successiva confisca nei confronti degli eredi. Le indagini patrimoniali hanno consentito di ricostruire un complesso patrimoniale, costituito da beni il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alla capacità economico-reddituale ufficiale dichiarata. le Fiamem Gialle hanno confiscato fabbricati, tra cui appartamenti e villette di pregio, terreni a Corigliano Calabro, Cassano allo Ionio e Spezzano Albanese, attività commerciali, diverse quote societarie, automezzi, una polizza assicurativa e conti correnti bancari e postali per un valore di circa 8,2 milioni di euro.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE