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«TUTTI i miei problemi sono venuti fuori da quel cazzo di assegno che non doveva arrivare. Tutti. Vai in banca. Vai a chiedere in banca e chiedi conferma. Dici: “Ma è vero che da quando è arrivata quella cosa là?” Tutti i miei casini sono venuti fuori da quell’assegno là».
Prima di allora Luca Lancieri era soltanto il dandy di Potenza. Il suo negozietto nell’angolo alto di piazza Matteotti (più nota come piazza Sedile) era meta di chiunque cercasse un regalo speciale per se oppure una persona cara. Il suo labrador color miele riposava ai suoi piedi d’inverno, o appena fuori d’estate come una statua di porcellana. Quel cagnone mansueto era entrato a far parte dell’arredo del salotto di via Pretoria come il tempietto di San Gerardo, e le sete sbrilluccicanti nella vetrina del suo padrone. In fondo “The Dude” cercava di trasmettere uno stile di vita, quello del «terrone che ci tiene», all’insegna della bellezza e dell’autoironia. Sarà stato l’invidia di molti degli storici negozianti del centro. Fino al giorno in cui Giovanni Bollettino (in foto), quello della gioielleria due vetrine più in basso, non si è presentato da lui. «Con le lacrime agli occhi», ha raccontato Lancieri agli investigatori, che a quel punto hanno capito che razza di trappola gli era stata tesa.
Quel giro vorticoso di prestiti, assegni, protesti che ha strozzato il titolare del “The Dure” per gli inquirenti è la prova dell’esistenza di un vero e proprio “metodo” Bollettino. Un sistema «pressochè identico» – scrive il gip Luigi Spina nell’ordinanza di misure cautelari eseguita venerdì mattina – a quello utilizzato con Saverio Sangregorio, il pensionato col vizio della tris, che si era accorto della fregatura e per questo è finito in ospedale con tre costole rotte, più la tibia e il perone della gamba destra.
«Dunque il problema nasce così – ha spiegato Lancieri agli agenti della sezione “reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione” della squadra mobile – perchè lui era in difficoltà. Dice: “Io posso comprare della merce però non ho come far fronte dei pagamenti, perchè non c’ho chi mi presta gli assegni qua e là. Mi puoi prestare un assegno?” Benissimo gli ho prestato quest’assegno. Quest’assegno non sarebbe mai dovuto arrivare in banca, e invece è arrivato. Lui lo ha fatto richiamare (…) Quando l’assegno è arrivato in banca a me è venuto un mezzo colpo perchè io non li avevo…»
È qui che la situazione si capovolge nella maniera prevista da Bollettino. L’imprenditore in difficoltà non è più lui che intanto ha avuto pure la sua fornitura, ma il povero malcapitato che gli ha prestato un assegno, o la carta di credito come nel caso di Sangregorio. Sono loro a ritrovarsi con un buco sul conto corrente e il rischio di finire protestati, fuori dal mercato del credito, cibo per gli usurai. Ed è sempre quì che si fa sotto la sorella Ida.
Sangregorio gli aveva prestato 4.500 euro e gli viene proposta un’operazione finanziaria da 30mila. «Se a te interessa, per problemi tuoi, visto che mia sorella a questa liquidità, ci facciamo dare trentamila euro, quindici ciascuno, in modo che recuperi i 4.500 tu, ovviamente io ho la liquidità perchè devo acquistare dei brillanti». L’offerta di Bollettino sarebbe stata questa. Lo ha raccontato proprio Sangregorio. «Però io non posso garantire a mia sorella, diciamo, di dare un assegno di conto corrente, perchè sono protestato. Dovresti fare tu degli assegni di conto corrente a nome di entrambi, e devi garantire me. Vedi la mia vetrina? Qui ci sono minimo 300, 400mila euro di brillanti, quindi la mia garanzia è la vetrina».
Stessa somma, 4.500 euro, era indicata nell’assegno “prestato” da Lancieri. Poi gli viene proposta un’operazione finanziaria di 9mila con la sorella. «Da dividere in parti uguali». Ha raccontato Lancieri. Più un’altra da 10mila, ma anche stavolta a lui in tasca ne sarebbero arrivati soltanto la metà, perchè a dire di Bollettino qualcuno li avrebbe rubati. Salvo poi chiedere a Lancieri di coprire la differenza come se fosse da addebitargli pure quel “furto”, ovviamente mai denunciato.
«Ancora una volta – conclude il gip Luigi Spina – esce confermata la metodica delinquenziale di Bollettino, il cui schema base consiste nell’abusare in maniera subdola del rapporto personale instaurato dalla vittima per poi intimidirla e minacciarla di potersi garantire il profitto e l’omertà, lo stato di soggezione delle “vittime”, le cui condizioni di pagamento apparentemente agevolate, via via si andavano rivelando, col trascorrere del tempo, viziate dall’applicazione di tassi di interessi illeciti». Un «esemplare tipico di strozzino», lo definisce poco prima. Ostinazione, capacità di infiltrarsi nel tessuto economico, mancanza di scrupoli, violenza. Per gli inquirenti, i pm Eliana Franco e Salvatore Colella, c’è il rischio che in libertà Giovanni Bollettino, la sorella Ida e il terzo finanziatore, Goffredo Guarino (vedi articolo in basso), prendano di mira qualcun altro. L’unica misura per impedirlo è il carcere per i primi due e gli arresti domiciliari per il terzo. Per lunedì sono previsti gli interrogatori di garanzia.

lama

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