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SENISE – Confronto mancato a Senise sulla vicenda controversa dell’allocazione di uno stabilimento per la lavorazione di rifiuti non pericolosi.

C’era la giusta attesa ed anche la giusta tensione per l’annunciato dibattito da parte della Nep italy e piazza Vittorio Emanuele, quella principale storica, teatro di mille scontri tra i partiti, era praticamente quasi piena.

La gente, aveva mostrato sensibilità alle tante istanze che stanno piovendo da quasi due mesi.

A cominciare dalla sezione del partito democratico, passando per le organizzazioni ambientaliste locali e dei comuni limitrofi che hanno sposato la protesta come Tursi e S.Arcangelo e quelle sociali.

C’erano anche amministratori dell’area del Serrapotamo e responsabili di Peace Link, sezione di Taranto.

Mancava il sindaco Giuseppe Castronuovo che si è tenuto in disparte, confondendosi con i cittadini. Per la Nep Italy invece erano presente il legale rappresentante, avvocato Anna Badalamenti ed alcuni altri responsabili.

Proprio l’assenza del primo cittadino al tavolo dei relatori potrebbe aver pregiudicato il dibattito, già di per se reso incerto dall’improvviso acquazzone che ha colpito il territorio di Senise nelle ore pomeridiane.

Non appena infatti l’avvocato Badalamenti, ha preso in mano il microfono per cominciare la relazione che molto probabilmente avrebbe dovuto portare ad illustrare il progetto, forse per sommi capi, immediatamente è iniziato un brusio di contestazione che poi pian piano si è trasformato in grida. La gente infatti, lo ha detto, voleva come interlocutore il sindaco prima di tutti e poi magari, avrebbe avuto la compiacenza di ascoltare anche gli altri.

Si è rivisto, per una serata, il movimento degli anni Sessanta, composto allora, perlopiù da contadini ostili alla realizzazione della diga di Montecotugno, poi purtroppo costretti a cedere. Questa volta, la posta potrebbe essere ancora più alta; comunque diversa sicuramente. Ed in ballo non c’è l’nvasamento di terreno fertile da coltivare ma la perdita della pace, attraverso l’incognità che si apre sullo stato di salute che sarà.

E in piazza questa volta, c’erano anzitutto giovani professionisti, diplomati e  laureati che questa volta, mostrano di avere coraggio ma soprattutto argomenti per non farsi buggerare.

 Almeno in partenza. Ma dei tanti dubbi, nati in tutti questi giorni passati, moltissimi, la quasi totalità, dopo il confronto mancato, restano tali.

E non si capisce allora, perché allocare questa fabbrica a Senise ed anche in contrada S. Lucia e non in altro posto e se corrisponde al vero che i contatti con i proprietari terrieri per l’acquisizione di un’area di oltre diciotto ettari, ci sarebbero stati già durante l’estate del 2013, se la gara regionale ci sarebbe stata nella tarda primavera di quest’anno. E poi, perché diciotto ettari per uno stabilimento che non deve smaltire all’esterno ma lavorare solo all’interno. Inoltre, da dove arriveranno duecentosettanta  (270)  tonnellate di rifiuti (di cosa) al giorno.

Interrogativi purtroppo rimasti tali, come detto,soprattutto perché a supporto del no, ci sono le ragioni ambientaliste note.

Senise infatti, si trova nel crocevia, sui confini tra due parchi naturali, quello del Pollino e quello della  Valdagri e fa parte del circuito disegnato sempre dalla regione, la stessa che adesso vuole portare questo stabilimento, turistico ambientale che fa riferimento al parco nazionale del Pollino, attraverso tutto un percorso che parte dallo sbarco dei Greci, in fase di realizzazione sul Lago, capace di attrarre fino a duemilacinquecento turisti a rappresentazione. Almeno sulla carta.

Senise è famosa, nel mondo, non solo in Italia ed in Europa, per la coltivazione del peperone, solanacea di gran pregio, unica in assoluta; la presenza sul suo territorio, di una fabbrica dei rifiuti, come si potrebbe conciliare ma soprattutto, quale riscontro avrebbe sui mercati mondiali. 

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