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«LA storia di Potenza – scrive Antonio Potenza (Popolari Uniti) – insegna che dalla crisi ci si può risollevare». C’è speranza, dice il responsabile regionale della sigla, anche nel momento più difficile della comunità. Ma non è la prima volta.
«Negli anni Settanta, questa città si trovò ad affrontare una serie di problemi assai complicati – racconta Potenza, all’epoca amministratore – Il capoluogo era in profonda crisi. Il Comune non aveva risorse. Erano anni difficili per tutto il Paese, da tempo non arrivavano sufficienti risorse dallo Stato centrale».
Allora come oggi il disagio sociale si mostrava nelle manifestazioni, nei sit in, nelle mobilitazioni.
«Sotto le finestre del Municipio, in piazza Sedile, stazionava quotidianamente una folla di persone che protestavano, giorno e notte, sotto la pioggia o il sole, per problemi drammatici, primo fra tutti quello degli alloggi».
Difficile, racconta Potenza, fronteggiare tutto quel malessere.
Potenza non riusciva a diventare una vera città.
«C’erano tantissime case sfitte, fatiscenti, che nessuno aveva i soldi per rimettere in sesto. I servizi latitavano. I disoccupati erano tanti. L’amministrazione cercava di rimediare alle situazioni più gravi, operava anche attraverso l’Eca, ossia l’Ente comunale di assistenza. Ma alla fine si riusciva a mettere cerotti su piaghe che avevano bisogno di ben altre cure».
Che cosa accadde? «Fu allora che la politica seppe prendere in mano la situazione e, insieme ai cittadini, reagire». Così, aggiunge, cominciò la rirpesa.
Il viaggio nel passato di Potenza recupera le scelte e le strategie che la politica dell’epoca provò a mettere in campo.
«Quando si temeva di non riuscire più a ritrovare il bandolo della matassa – aggiunge – ci fu un concorso di fattori: lo Stato centrale decise di essere più generoso, la politica locale cercò e trovò soluzioni condivise perché Potenza si avvicinasse di più al ruolo di città che le competeva e infine i cittadini che fecero la loro parte. In qualche maniera, quegli anni Settanta furono superati nonostante, da tempo, non si riuscisse a vedere uno spiraglio».
Guardare al passato serve per lanciare un auspicio per il presente e per il futuro. «Così mi auguro con tutto il cuore che accada anche oggi». Può accadere, dice l’ex assessore regionale, a certe condizioni.
«La politica deve ritrovare il suo compito di indirizzare la cosa pubblica, di evitare sprechi, di non cedere continuamente alla tentazione dei settarismi e del clientelismo. La battaglie da combattere non sono le scaramucce interne ai partiti ma quelle utili ad avere una città più efficiente, al servizio della comunità».
In questa visione Potenza può inseririsi meglio nella relazione con l’altro capoluogo. «Una battaglia per Potenza deve riguardare anche l’importante appuntamento di Matera 2019». E i cittadini? «Devono smetterla di vedersi come “clienti” e acquisire una coscienza più radicata, più forte, più generosa. In fondo – conclude l’esponente dei Popolari uniti – basta una cosa sola: avere più amore verso Potenza. In questo modo, ne sono convinto, verremo fuori da questo stato di prostrazione». Magari, ancora una volta.

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