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MELFI – Non sembra cominciato benissimo il nuovo anno per i pazienti dell’ospedale San Giovanni di Dio a Melfi ricoverati nel reparto di ortopedia. Sabato tre gennaio scorso, infatti, in corsia vi era una sola infermiera disponibile per prestare le necessarie cure ai degenti. Sono ben dodici i posti letto di un reparto che sulla carta può contare su tredici addetti alle attività in corsia, un caposala ed un addetto al day hospital. Il personale medico e paramedico dell’ortopedia, per giunta, si occupa anche del reparto di otorino con annessi altri quattro posti letto. Sono tre, infine, i medici che prestano servizio nell’ortopedia e otorino del nosocomio di via Foggia cui si aggiunge il primario Mascolo. La prima analisi da fare evidenzia immediatamente la preoccupante carenza di personale per un ospedale così nevralgico nel sistema sanitario regionale quale è il San Giovanni di Dio. Per ogni posto letto si contano meno di due infermieri a disposizione e per una struttura classificata nella cura degli “acuti” di emergenza si comprende la precarietà di una simile situazione. Basti il dato per esempio del vicino ospedale di Venosa non certo adibito a ricoveri di emergenza, che può invece contare su più di tre addetti alle attività di reparto per ogni posto letto. Oggi occorre comprendere quale sia la strategia dell’assessorato regionale alla Sanità e quale destino futuro gli amministratori di via Anzio riservino al San Giovanni di Dio. Resta tuttavia bene inteso che una sola infermiera al lavoro nel reparto di ortopedia, durante le recenti festività natalizie, rimane un’anomalia. Tra ferie e assenze per malattia l’unica infermiera in corsia sabato tre gennaio scorso si è sobbarcata eroicamente il lavoro di tanti colleghi rimasti a casa. Nonostante lo sforzo oggettivo e professionalmente ineccepibile della coraggiosa addetta alle attività di reparto i disagi sono stati notevolissimi. Malati che attendevano ore per una medicazione, parenti indispettiti per richieste di intervento inevase e l’assenza dei due medici costretti ogni lunedì, mercoledì e venerdì a lasciare il reparto scoperto per gli interventi da effettuare in sala operatoria diventano situazioni insostenibili. Con senso di responsabilità e indiscussa professionalità il direttore sanitario dell’ospedale di Melfi D’Angola sta cercando di capire cosa possa essere accaduto sabato tre gennaio scorso e perché in ortopedia ci fosse una sola infermiera regolarmente al lavoro. Nel frattempo sarebbe pure auspicabile comprendere fino in fondo cosa intenda realmente fare l’assessore regionale alla sanità di un ospedale quotidianamente in prima linea nel soccorso urgente ai degenti di un territorio che ospita uno dei maggiori insediamenti industriali del sud del Paese.

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