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IONADI (VV) – Che qualche volta gli ospedali calabresi siano rimasti sprovvisti di garze e siringhe è cosa nota. Ma che addirittura sia mancato il ghiaccio da mettere sul viso di una ragazza colpita da una violenta pallonata probabilmente non rientra nella casistica della annosa disfunzione dei nostri nosocomi. Potremmo parlare di una vicenda grottesca, se non fosse per il fatto che si tratti di sanità. E per questo di grottesco non ha proprio nulla. Anzi. Ma andiamo per ordine, incominciando dal racconto di P. M., padre di una ragazza frequentante l’ultimo anno di un istituto superiore di Vibo Valentia.

«Mia figlia – inizia il genitore – nell’ultima ora di lezione si trovava in palestra. Durante l’esercitazione di Educazione fisica è stata colpita da una pallonata in faccia, che le procurava dolore e bruciore all’occhio destro. Dopo che le è stato messo del ghiaccio sul viso, gli insegnanti hanno allertato alcuni miei familiari, che sono andati a prenderla. Intanto anch’io mi recavo a Vibo. Visto che il dolore aumentava, attorno alle 14,15 siamo andati al Pronto soccorso dell’ospedale Jazzolino, dove, in attesa del nostro turno, abbiamo chiesto del ghiaccio perché quello che le era stato messo sul viso si era sciolto. Ma la risposta sa qual è stata? Non ne abbiamo, provi a chiederlo al bar di fronte. Cosa che mio cognato ha subito fatto, riscontrando gentilezza, disponibilità ma anche un certo stupore nei titolari del locale».

Questa la prima parte di un racconto che è intriso di amarezza e di profonda delusione. «Intanto – prosegue il padre della ragazza – le vengono fatti i raggi e dalla lastra fortunatamente non risulta alcuna frattura. Ma quello che ci preoccupava era l’occhio, che continuava a farle male».

E qui la seconda risposta: «Mi hanno detto – racconta ancora P. M. – che l’oculista non c’era, aveva terminato il proprio turno, di riportare mia figlia a casa e di ritornare il giorno dopo. A quelle parole mi sono un po’ alterato, dicendo che non mi sarei mosso da lì se non prima avessero sottoposto mia figlia a visita oculistica». A quel punto, sempre secondo il racconto dell’involontario protagonista della vicenda, un medico interpella l’ospedale di Lamezia Terme, dove c’è la disponibilità di un oculista. P. M. rifiuta l’ambulanza, preferisce accompagnare la figlia con la propria auto. Intanto sono passate alcune ore. Al Pronto soccorso di Lamezia Terme arrivano attorno alle 18,15. Lì la ragazza viene sottoposta immediatamente a visita oculistica dalla quale non risulta nulla di grave. «Le hanno messo una benda, raccomandandole di tenerla per tre giorni e continuare con il ghiaccio – continua il racconto – Alla mia domanda su cosa sarebbe potuto succedere se non avessimo portato la ragazza a visita, il dottore mi ha risposto che durante la notte avrebbe potuto avere delle complicazioni, rassicurandoci sul fatto che abbiamo fatto bene a farla visitare». E non è la prima volta che il nostro interlocutore incappa in questo tipo di situazioni.

«Due mesi fa – ricorda – ho dovuto portare la figlia più piccola al Pronto soccorso e anche quella volta mancava l’otorino, per cui sono dovuto ritornare il giorno dopo. E poi – conclude – hanno il coraggio di mandarmi a casa la cartella di pagamento ticket per prestazioni di Pronto soccorso. Non pagherò nulla per un servizio che l’azienda sanitaria non mi ha garantito o per il quale mi ha fatto penare». Questi i fatti per come raccontati dall’interessato e questo l’amaro suo commento. Al cronista non rimane che riferirli. Sarà compito dei vertici aziendali analizzarli e mettere in atto quelle misure idonee a far sì che chi ha bisogno di cure ospedaliere non incorra più in situazioni che offendono il diritto alla salute e la dignità stessa delle persone.

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