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REGGIO CALABRIA – Sono riconducibili a Massimo Siciliano, imprenditore edile di 44 anni originario di Catanzaro, i beni sequestrati questa mattina dalla Dia di Reggio Calabria. L’uomo, attualmente detenuto, era stato coinvolto nelle operazioni di polizia Saggezza e Ceralacca 2. La prima riguarda vicende di ‘ndrangheta, la seconda fa riferimento agli appalti per la Sorical.

Le indagini lo pongono in una posizione molto vicina a Nicola Romano, 66 anni capo del locale di ‘ndrangheta di Antonimina, nel reggino, e capo consigliere della struttura criminale chiamata Sacra Corona. 

Proprio attraverso le ditte di Siciliano, la ‘ndrangheta avrebbe ottenuto lavori nell’edilizia pubblica grazie all pesante condizionamento mafioso ed estromettendo dunque le aziende operanti lecitamente. Nell’inchiesta Ceralacca 2 era stata fatta luce su una serie di reati quali corruzione e turbata libertà degli incanti con riferimento alle procedure di appalto indette dalla Provincia di Reggio Calabria, dalla Stazione Unica Appaltante della Provincia di Reggio Calabria (Suap) e dalla Società Risorse Idriche Calabresi (Sorical) di Catanzaro. 

In particolare, partecipava con le sue imprese offerte fittizie per le fare d’appalto indette dalla Sorical proponendo ribassi concordati dagli imprenditori Bagalà per condizionare le gare. Negli anni l’imprenditore ha incrementato in modo esponenziale la propria attività con numerose commesse pubbliche, non solo in Calabria ma anche nel nord Italia, in particolare nel Mantovano. 

Il provvedimento, che colpisce beni per sette milioni di euro, ha colpito l’intero patrimonio aziendale e il capitale sociale della Icop srl con sede ad Antonimina (Reggio Calabria), della Gsc srl unipersonale che ha sede a Dosolo (Mantova) attiva nel settore costruzioni, manutenzione e riparazione strade, autostrade, ponti, viadotti, disponibilità finanziarie aziendali e personali.

 

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