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Era ricercato dal 4 febbraio 1999 Francesco Perre, arrestato dai Carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di complessa attività investigativa. Il latitante, arrestato a Palizzi Superiore (Rc), era inserito nell’elenco dei «latitanti pericolosi» stilato dal ministero dell’Interno, ed era ricercato poichè condannato in via definitiva a 28 anni di reclusione per sequestro di persona aggravato nei confronti di Alessandra Sgarella Vavassori, sequestrata a Milano l’11 dicembre 1997 e rilasciata il 4 settembre 1998 a Locri.
Perre è stato individuato dai carabinieri a seguito di prolungate osservazioni su una piantagione di canapa indiana di circa 2.000 (duemila) piante, localizzata in località Fiumara Cambi, zona aspromontana tra i comuni di Palizzi Superiore e Bova.
Il latitante, alla vista dei carabinieri, ha tentato la fuga a piedi, ma ha avuto il tempo di percorrere soltanto poche centinaia di metri perchè è stato subito raggiunto e bloccato dai militari ai quali ha detto: «bravi mi avete fregato».
Perre è organico a una della più potenti cosche di Platì. La cosca Barbaro è capeggiata da Francesco Barbaro, 84 anni, noto come «Ciccio U Sparito» o «U Castanu», detenuto, che nell’anno 1981 venne già denunciato per associazione per delinquere di tipo mafioso dai Carabinieri unitamente ad altre 120 persone appartenenti alle più importanti ‘ndrine me del Reggino, tra le quali i Nirta di San Luca, i Cataldo di Locri, i Morabito di Africo, gli Ursino di Gioiosa Jonica, i Macrì di Siderno e i D’Agostino di Sant’Ilario dello Jonio. La cosca «Castanu» negli anni si è legata, grazie a matrimoni e comparggi ad esponenti delle famiglie Trimboli, Perre, Pelle di San Luca (RC) e Marando.
Tutti i figli del capobastone hanno avuto negli anni innumerevoli gravi precedenti penali principalmente per estorsione, sequestro di persona, omicidio e traffico di sostanze stupefacenti.
«Francesco Perre – ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Reggio, Pasquale Angelostanto – inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi stilato dal Ministero dell’Interno, è elemento di primo piano della ‘ndrangheta nella sua articolazione denominata cosca Barbaro-Castani attiva nella locale di Platì, avendo anche stretti legami di parentela con il capo cosca Francesco Barbaro. La ricerca dei latitanti rappresenta una delle direttrici strategiche del contrasto alla ‘ndrangheta – ha aggiunto – oltre alla individuazione delle ricchezze accumulate e all’interruzione delle attività delittuose (come il traffico di stupefacenti, le estorsioni e l’usura), operato dall’Arma sul territorio, per la disarticolazione delle strutture militari dell’organizzazione mafiosa, nelle quali i latitanti stessi sono inseriti in posizione di comando».

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