X
<
>

Condividi:
4 minuti per la lettura

MATERA Durerà fino alla prima settimana di gennaio la raccolta che coinvolge 19 panifici materani. “Buono come il pane” o più semplicemente “pane sospeso” come è stato soprannominato, consente di acquistare pane o prodotti da forno in più rispetto a quelli necessari alle proprie esigenze e di donarli ai poveri della città, attraverso la Caritas.
Il successo dell’iniziativa, cominciata una settimana fa, è sotto gli occhi di tutti.
«I panificatori hanno partecipato volentieri perchè vendono più pane e i cittadini fanno volentieri del bene – spiega Anna Maria Cammisa, direttore della Caritas di Matera – I nostri volontari, facilmente riconoscibili nei panifici che hanno aderito all’iniziativa, si trovano all’interno dei negozi dove il martedì e il venerdì mattina si può acquistare pane anche per chi non può permetterselo».
La crisi economica fa sentire il suo effetto più drammatico e questa iniziativa contribuisce ad intervenire proprio con l’alimento-base che oin molti casi è un lusso in tavola.
«Speriamo che l’iniziativa possa continuare anche nel periodo successivo al Natale, grazie alla sensibilità dei panificatori. Matera sta rispondendo molto bene. Tutti i quartieri senza differenza di sorta, raccolgono il pane per i poveri con la stessa generosità. L’idea è nata – ricorda Anna Maria Cammisa – dal presidente della Camera di Commercio Angelo Tortorelli che ho incontrato nel corso di una iniziativa pubblica e mi ha parlato dell’iniziativa che avrebbe potuto prendere le mosse dalla tradizione napoletana di lasciare un “caffè sospeso”, già pagato per qualcuno che non può permetterselo. Mi chiese subito se volevo aderire e io capii che era una buona idea e dissi subito di sì. Per realizzare questa iniziativa si è data molto da fare Angela Martino, dell’omonimo panificio di S. Giacomo. E’ stata lei a tenere le fila dell’organizzazione, a contattare i panifici a realizzare il contatto con noi della Caritas e la rete dei nostri volontari che si trovano in tutte le parrocchie della città».
La cura dei meno fortunati non si limita, comunque, a questa iniziativa.
«Stiamo completando il progetto Betlemme, inserito nella raccolta dell’Otto per mille, per 22 famiglie segnalate dai parroci della città e dei comuni che fanno parte della Diocesi – prosegue Anna Maria Cammisa – Si tratta di progetti personalizzati per ogni nucleo. Tutti hanno seguito un corso di formazione retribuito; subito dopo a seconda delle esigenze delle famiglie abbiamo creato processi di crescita, attivato dei tirocinii. A volte ci siamo occupati di giovani, sostenendoli in forme di lavoro (con voucher pagati dalla Caritas) in diversi settori o per riprendere gli studi interrotti a causa di problemi economici. In questo caso, è stato ancora più bello vedere che un sogno interrotto per mancanza di denaro, aveva potuto essere ripreso per essere portato a compimento. Scopriamo le potenzialità di ognuno e cerchiamo di indirizzarle nel modo migliore ».
Il metodo-Matera è diventato fiore all’occhiello per Caritas nazionale che punta sulla città dei Sassi e probabilmente finanzierà anche altri progetti.
«I risultati sono il prodotto di un lavoro di squadra che è composto da persone molto motivate, concentrate tutte sullo stesso obiettivo – spiega ancora il direttore Cammisa – C’è un altra idea a cui teniamo molto che abbiamo denominato “Nazareth” e che riguarda la ristrutturazione di alcuni locali nell’area superiore del centro La Tenda.
La ditta che si dovesse aggiudicare i lavori assumerebbe persone bisognose segnalate da noi e poi, le stanze create potrebbero diventare un bed&breakfast da dare in gestione a un gruppo di ragazzi e giungere a una forma di autofinanziamento.
Credo si tratti di una iniziativa che potrà essere finanziata, perchè il nostro spirito è condiviso da Caritas italiana che nel marzo scorso nel corso di una visita in città ha verificato il nostro metodo e lo ha apprezzato. Lo conferma la presenza capillare della Caritas in tutte le parrocchie della città e della provincia di Matera, un contatto diretto con le comunità che è molto importante, soprattutto nei piccoli centri. Grazie a questo sistema, quando c’è un caso che viene segnalato, avviamo percorsi complessivi per le famiglie coinvolte».

a.ciervo@luedi.it

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE