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NON c’era forse bisogno della visita del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per accertare che l’Azienda ospedaliara San Carlo fosse un fiore all’occhiello della sanità lucana. Come non c’era bisogno di lei per sapere che i conti fossero a posto.

La visita di ieri del ministro è sembrata  più  uno spot elettorale – le regionali ormai sono alle porte – per i candidati del Pdl che un vista per verificare con mano lo stato di salute del nosocomio potentino. Tutto lo stato maggiore – aspiranti consiglieri in primis – era presente al tour. Da Viceconte a Taddei, passando per Napoli e Becce c’erano tutti. Compreso l’ex consigliere Mariano Pici che lasciati gli scranni di via Anzio riprenderà servizio al San Carlo. 

Dopo un rapido giro in alcuni reparti – Hospice oncologico, Endocrinologia e Pronto soccorso – effettuato con il Direttore generale Maruggi, con il suo entourage, con lo stato maggiore del  Pdl e con l’ormai ex assessore regionale alla Sanità, Martorano – l’incontro con i medici e la stampa nella sala riunioni della Palazzina degli Uffici.

«Un San Carlo bello ed accogliente». Così la Lorenzin dopo il saluto del Direttore generale, Giampiero Maruggi che in poche, sintetiche e chiare battute ha parlato del suo «ospedale» e del suo essere «orgoglioso» di lavorare al Sud «dove è possibile, se lo si vuole veramente, fare buona sanità».

Il ministro «è arrivato – ha aggiunto – in un momento di grande fermento e vitalità. Tanti gli investimenti in corso, in opere, in tecnologie. Particolarmente importante il polo riabilitativo di Pescopagano, che permetterà di offrire finalmente alle famiglie lucane alcuni codici complessi di riabilitazione prima non attivi in Regione. Finiranno così i dolorosi viaggi per portare pazienti con gravi lesioni lontano da casa». Insomma il San Carlo «è l’esempio di una buona sanità» che si può «ottenere coniugando sì il rigore ma non a scapito della qualità».

Poi la parola al Ministro.

«Ho visitato il vostro Pronto soccorso» un bel biglietto da visita perché  «per me il tema dell’emergenza è fondamentale ed è evidente che la vostra accoglienza è di primo ordine, come dimostra anche l’ambulatorio dei codici bianchi». 

La Lorenzin poi lancia un appello: «facciano un regalo di Natale al Paese approvando entro dicembre il Patto della Salute».   In Italia «ci deve essere un cambiamento – ha proseguito –  che faccia sì che  si possa mettere in sicurezza il nostro Sistema sanitario, che è una vera eccellenza sotto tutti i punti di vista». Basti «pensare a tutti quei bravissimi medici che abbiamo a disposizione e che vengono chiamati all’estero». E che, però, all’estero finisco con l’andarci per i più svariati motivi: tra questi la possibilità di fare ricerca.

Ed è  «ricerca scientifica» la parola che la Lorenzin usa più e più volte abbinata a «salute» che è «la prima cosa a cui bisogna guardare».

Gioco facile la domanda sul metodo “Stamina” anche perché a Matera c’è un bambino, affetto da una malattia rara che altera il suo metabolismo, a cui i medici nel 2007 avevano dato pochi anni di vita e che oggi, proprio grazie alla terapia a base di cellule staminali, ha compiuto sette anni.

Un metodo, che lo scorso ottobre ha avuto lo stop definitivo proprio dal Ministro «dopo che – risponde la Lorenzin – il Comitato scientifico, da noi nominato, si è espresso in maniera negativa».

Insomma il “metodo Stamina” non ha nessun «valore scientifico» e pertanto basta «con la sperimentazione».

Ma se il massimo che può accadere è che la terapia con le staminali non porti a nulla perché precludere ai malati e ai loro familiari almeno la possibilità di provarci?

«Si tratta – ha risposto il Ministro – di una questione legata alla sicurezza per i pazienti».

Rimane, però, il dubbio – visto che nessuno di quelli che si sono sottoposti al “metodo Stamina” ha mai chiesto che la terapia fosse assicurata loro gratuitamente, ovvero che a pagare fosse lo Stato – che gli interessi in gioco possano essere altri.

Ma intanto il Ministro punta ad altro: «al turismo della salute». 

a.giammaria@luedi.it

 

 

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