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CROTONE – Circondati da un mare che è un incanto, i calabresi che vivono sulla costa jonica da Crotone a Monasterace potrebbero ritrovarsi presto con l’orizzonte deturpato, e con loro turisti, diportisti, pescatori che si muovono in uno degli specchi d’acqua più suggestivi del Mediterraneo.

Due multinazionali hanno presentato progetti per enormi parchi eolici offshore nel silenzio quasi generale, a parte poche sparute voci di protesta, nonostante le richieste riguardino vasti tratti di litorale su cui si affacciano i territori di ben tre province della nostra regione, quelle di Crotone, Catanzaro e Reggio Calabria. E nonostante tra Crotone e Isola Capo Rizzuto sia ritagliata l’Area marina protetta più grande d’Europa, quella denominata Capo Rizzuto.

Ma andiamo con ordine. L’ultimo atto pubblicato è quello sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 20 gennaio. Il comandante della Capitaneria di porto di Crotone, capitano di vascello Vittorio Aloi, ha reso noto che la società Minervia Vento srl, con sede a Milano, ha chiesto la concessione demaniale marittima, per la durata di 40 anni, di una superficie complessiva di oltre due milioni e 15mila metri quadri per l’installazione di un parco eolico nel golfo di Squillace, «indicativamente» nello specchio d’acqua tra Capo Rizzuto e Catanzaro Lido, con una distanza minima dai 12 ai 30 chilometri dalla costa e profondità tra 600 e 1100 metri circa.

Il progetto prevede la realizzazione di 45 aerogeneratori e di nove cavidotti immersi per il recapito a terra. Minervia, in particolare, intende realizzare l’impianto in corrispondenza tra Belcastro e la località La Petrizia, nel Catanzarese. Il parco eolico sarà connesso alla rete elettrica attraverso una serie di cavi sottomarini che si connetteranno a loro volta dal cavidotto interrato per giungere alla stazione elettrica “lato mare” di Botricello, mentre una seconda stazione elettrica “lato connessione” a Catanzaro, collegata tramite cavidotto interrato, avrà la funzione di connessione alla rete Rtn (rete elettrica di trasmissione nazionale).

C’è un termine di 30 giorni dalla pubblicazione dell’avviso per eventuali osservazioni e opposizioni alla concessione. Sulla Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre scorso, mentre nel Paese e anche in Calabria si dibatteva di cenoni di Capodanno sì o no alla luce delle restrizioni anti Covid, è stata pubblicata, invece, la richiesta di concessione demaniale, sempre alla Capitaneria di porto di Crotone, di Repower Renewable spa, con sede a Venezia, che prevede l’installazione offshore di 33 aerogeneratori di potenza nominale di 15 MW cadauno per una potenza nominale complessiva totale installata pari a 495 MW ad una distanza minima di circa 61,8 chilometri da Capo Rizzuto e 74,8 chilometri da Monasterace Marina. Tra pochi giorni scade il termine per osservazioni e opposizioni ma, che se ne sappia, nessun ente o associazione ha prodotto atti ufficiali.

Ma perché proliferano le richieste di impianti eolici galleggianti in questo tratto di mare? Perché, secondo i produttori di energia da fonti rinnovabili, l’impatto visivo sarebbe inferiore rispetto a quello generato da un impianto a terra, ma la realtà, forse, è che a mare c’è una maggiore ventosità e quindi una migliore resa di produttività energetica. Stiamo parlando, del resto, di strutture galleggianti il cui costo di budget si aggira intorno ai dieci milioni di euro. In particolare, del progetto di Repower si sa qualcosa di più: la società ha calcolato anche che non interferirà col traffico navale che è più intenso nelle zone prossime alla costa mentre la distanza di 60 chilometri riduce la possibilità di incidenti, sversamenti e comunque di danni ambientali.

Analogamente, l’impianto sarebbe sufficientemente lontano dalle rotte migratorie dell’avifauna né interferirebbe col traffico aereo. Inoltre, i tecnici di Repower sostengono la non interferenza con i vincoli posti dai Piani regolatori di Crotone e Scandale. Perché la connessione alla rete elettrica è prevista mediante una sottostazione da realizzare presso la centrale Terna di Scandale, mentre al punto di sbarco dei cavi marini a nord del porto di Crotone è programmato il collegamento con quelli terrestri. Sempre secondo i tecnici di Repower, non ci sarà impatto su Siti d’interesse comunitario e Zone di protezione speciale.

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