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POTENZA – All’inizio è stato il Direr, sindacato dei dirigenti e dei quadri direttivi delle Regioni a sollevare una serie di obiezioni sul fatto che gli incarichi direttivi dell’Arbea fossero confermati nonostante l’accorpamento dell’ente a via Verrastro. Poi è intervenuto anche il consigliere 5 Stelle Gianni Leggieri illustrando parentele ed esperienze politiche di qualcuno dei “privilegiati” ed è scoppiata la polemica con i diretti interessati.

«A seguito delle dimostranze pervenutemi dalla moglie del sottosegretario Vito De Filippo si rende necessaria una precisazione al comunicato stampa del 25 luglio 2014 pubblicato dalla redazione del Consiglio Regionale e riguardante la soppressione dell’Arbea».

E’ questa l’inusuale introduzione della nota diffusa ieri in serata da Leggieri che spiega di aver sottolineato «come la soppressione dell’Arbea e il suo accorpamento alla Regione avrebbe trasformato i dipendenti assunti a tempo determinato in lavoratori a tempo indeterminato senza concorso, indicando tra i beneficiari anche appunto la moglie di Vito De Filippo».

Quindi fa ammenda dell’errore e precisa che la signora non è «tra i beneficiari del “mutamento contrattuale” essendo la stessa già assunta a tempo indeterminato. Piuttosto rientrerebbe tra i sette soggetti a cui sarà riconosciuta la posizione organizzativa complessa ed il medesimo trattamento economico accessorio senza che si sappia se le stesse esisteranno ancora nel nuovo ufficio regionale e da chi saranno ricoperte».

Fin qui la doverosa presa d’atto dell’equivoco in cui è incorso. Poi però Leggieri torna all’attacco e aggiunge che «anche alla luce di queste precisazioni, però la sostanza non cambia permanendo tutti i dubbi da me sollevati nell’interrogazione al Presidente Pittella».

Nella sua interrogazione il consigliere 5 Stelle aveva parlato di dell’«ennesimo episodio di malcostume politico»  aggravato dalla circostanza «che tra i dipendenti coinvolti nella vicenda ci sono persone legate da vincoli parentali a esponenti di rilievo (la moglie di Vito De Filippo, già presidente della Regione e attuale sottosegretario del governo Renzi; un parente di Monsignor Agostino Superbo; l’ex sindaco di Cirigliano) ed altre persone legate a meccanismi e a rapporti di scambio e di potere politico sulle quali gli organi competenti dovrebbero fare ulteriori accertamenti considerate le perplessità e i sospetti generati da procedure illegittime e da percorsi tendenti a preservare situazioni di privilegio».

Ieri sulla questione è intervenuto anche Giuseppe Di Bello di Liberiamo la Basilicata parlando di «odiosi privilegi consolidati nella ben nota e chiacchierata Arbea».

«Si vuole trasformare il contratto a tempo determinato con Arbea di una dirigente in comando dall’Asp (…)  in contratto a tempo indeterminato con i palazzi di Via Anzio». Torna a ribadire anche Di Bello, che spiega anche lo stratagemma: «una mobilità intercompartimentale, verso più accoglienti lidi, di una dirigente sempre pronta ad occuparsi di affari istituzionali, quanto generali».

«Non sappiamo cosa andranno a fare in Regione, questi “magnifici sette”  -conclude Di Bello – già protagonisti della revoca del riconoscimento di Organismo Pagatore ad ARBEA e di guai infiniti con l’erario, tanto che già la procura contabile ne ha messo in dubbio la legittimità davanti al giudizio della Corte dei Conti. La “rivoluzione democratica”, sa solo che bisogna mantenerli ai “posti di comando».

l.amato@luedi.it

 

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