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COSENZA – L’area urbana, ovvero l’unione dei comuni di Rende e Castrolibero con la città capoluogo, è un sogno che i politici non sono stati ancora in grado di realizzare. Laddove hanno fallito i politici, però, ci sono riusciti i collaboratori di giustizia. Oggi, infatti, l’area urbana di Cosenza naviga sotto la cattiva stella di un sospetto: che le elezioni amministrative dei quattro centri in questione – le ultime o quelle di un recente passato – siano state influenzate dalla malavita. La circostanza shock emerge da alcuni verbali della Dda di Catanzaro in cui sono riportate le dichiarazioni di alcuni pentiti, in particolare dei cugini Adolfo ed Ernesto Foggetti.

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NEL CAPOLUOGO – Adolfo, ex numero due del clan Rango-Abruzzese, tira in ballo l’attuale sindaco di Cosenza Mario Occhiuto e il suo sfidante dell’epoca, l’avvocato Enzo Paolini. Due nomi che, con ogni probabilità, si contenderanno la stessa poltrona il prossimo anno. Foggetti racconta che nel 2011, il sostegno del suo clan andò proprio a Paolini. A tal proposito, il pentito sostiene di averlo personalmente accompagnato in un incontro “elettorale” al villaggio rom di Cosenza, durante il quale il boss Maurizio Rango diede precise istruzioni ai cittadini per farlo votare. In quell’occasione, il candidato sarebbe stato visto anche elargire somme di denaro ai presenti. Dal canto suo, invece, Occhiuto avrebbe ricevuto il sostegno del clan Perna. Ancora Foggetti riferisce di averlo appreso dopo la sua elezione, assistendo a un colloquio tra Rango e un nipote del boss Franco Perna, durante il quale quest’ultimo si sarebbe lamentato delle promesse fatte e non ancora mantenute dal neosindaco.

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RENDE – Analoghe ombre si sono addensate a Rende sull’elezione di Marcello Manna, noto penalista della città dei Bruzi. È sempre Foggetti a riferirlo, rievocando un incontro con un collaboratore di Manna durante il quale quest’ultimo – parlando a nome del candidato a sindaco – avrebbe promesso di elargire appalti del Comune a ditte indicate dal gruppo criminale. Il tutto, ovviamente, in cambio di voti. Del presunto sostegno garantito dalla malavita al candidato poi eletto ha parlato anche un altro collaboratore di giustizia, Ernesto Foggetti, cugino di Adolfo.

CASTROLIBERO – Qui le nubi si addensano sulle precedenti amministrative del 2002 e del 2007 che decretarono le fortune di Orlandino Greco, oggi consigliere regionale di maggioranza. A tal proposito, Ernesto Foggetti parla del sostegno che il suo clan avrebbe assicurato a Greco, venendo ricambiato poi con l’elargizione di ingenti somme di denaro e con l’inserimento di alcuni membri del gruppo criminale in una cooperativa del Comune. Sull’argomento, si è espresso anche il papà di Ernesto, Vincenzo Foggetti, che da alcune settimane, però, ha espresso la volontà di non collaborare più con la giustizia.

LA FUGA DI NOTIZIE – Quella sugli incroci pericolosi tra politica e criminalità doveva essere notizia riservata, ma così non è più da alcuni mesi, per via di un errore in cui sono incorsi gli investigatori. Le dichiarazioni di Foggetti & co, infatti, sono state di recente inserite negli atti di un’indagine – “Nuova famiglia” – coperte dagli omissis nelle parti concernenti la chiamata in causa dei politici, ma la tecnica utilizzata per censurare quei verbali, si è rivelata poco efficace. Sui documenti realizzati in formato pdf, era stata apposta una cornice bianca che andava a coprire le parti di cui si voleva impedire la visione.

Purtroppo, però, ci si è accorti troppo tardi di come, per eliminare quelle manchette, fosse sufficiente un banale programma liberamente scaricabile dalla rete. Morale della favola: una volta “sbucciati”, i verbali dei pentiti si sono presentati nella loro interezza e con il loro carico di dubbi e insinuazioni. L’esistenza dei verbali “senza veli” non è rimasta a lungo sotto traccia, ma ben presto è dilagata negli ambienti politici e giudiziari, estendosi anche ai cosiddetti salotti della città, per giungere poi alle orecchie dei diretti interessati. Il risultato finale è che, oggi, non è più un segreto per nessuno. Allo stato attuale, non è chiaro quali effetti possa aver avuto la divulgazione di queste notizie sul prosieguo delle attività d’indagine.

LE REAZIONI – Alle dichiarazioni dei pentiti hanno fatto da contraltare quelle degli amministratori da loro tirati in ballo. «Ho chiesto ai magistrati di essere sottoposto a interrogatorio – dichiara il sindaco di Rende, Marcello Manna, in una lunga nota – al fine di chiarire, in ogni particolare, tutto quanto poteva riguardare la mia persona e le elezioni di Rende. Mi veniva risposto che, innanzitutto, vi era stata una violazione del segreto istruttorio, e che comunque quelle dichiarazioni non integravano neppure iscrizioni suscettibili a notizie di reato, e che pertanto, non era neppure possibile procedere a qualsiasi tipo di esame o interrogatorio».

Altrettanto articolata la replica del primo cittadino di Cosenza, Mario Occhiuto: «L’amministrazione comunale sotto la mia guida ha messo per la prima volta mano nella storia della città alla riorganizzazione delle cooperative sociali richiedendo da subito la certificazione antimafia e bandendo gare pubbliche anziché affidamenti diretti sotto soglia per eludere la normativa antimafia. Tant’è che, proprio per l’indirizzo seguito sono stato minacciato e messo sotto scorta. Oltre che nella magistratura, confido molto nell’intelligenza dei cosentini liberi che sanno leggere le azioni svolte, giudicando i tentativi di calunnia a danno di chi prova a cambiare in meglio le cose».

Laconico, invece, il commento a margine di Enzo Paolini: «Per quanto mi riguarda si può indagare su ogni aspetto della mia vita pubblica e privata. Qualsiasi illazione fatta su di me deve essere approfondita, analizzata, verificata, riscontrata da ogni punto di vista. E così farà la magistratura, per questo sono tranquillo come deve essere qualsiasi cittadino per bene».

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