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SALERNO – «Non ho opinioni da esprimere pubblicamente. Ovviamente ne ho, e di molto ferme, ma le tengo per me». Perchè il perito Vincenzo Pascali, lasciando l’udienza dell’incidente probatorio sul caso dell’omicidio di Elisa Claps, ricorda che «il processo deve essere là – dice indicando il Tribunale – l’opinione pubblica ha tutte le sue ragioni ma deve sapere le cose per le vie giuste». Ora, «se dicessi che la perizia del Ris non mi piace – ha continuato – metterei in giro voci… Io sto zitto. Parlo col giudice. Non intendo influire aneddoticamente sul processo».
Era presente anche lui, oggi, in tribunale e ha difeso davanti al giudice l’esito delle sue perizie. I kit utilizzati dal Ris per analizzare i reperti e rilevare l’eventuale presenza di tracce di dna nell’ambito dell’incidente probatorio sull’omicidio di Elisa Claps, non sono ancora abbastanza collaudati: sarebbe questa la linea difensiva scelta dal professore dell’università del Sacro Cuore, il perito bocciato dalla Procura di Salerno. Secondo quanto trapela dall’udienza a porte chiuse dell’incidente probatorio, in corso stamattina al Tribunale di Salerno, Pascali ha relazionato per circa un’ora sul metodo adottato analizzando i reperti. I aula erano presenti anche i Ris di Parma e di Roma i quali, rilevando il dna di Danilo Restivo sulla maglia di Elisa, hanno criticato il perito, sostenendo che il metodo usato non fosse «adeguato a situazioni complesse». «Quindici anni fa – ha detto Pascali – sono venuti ad imparare da me…Almeno, è così per uno di loro». Pascali, che oggi sta appunto riferendo del lavoro svolto, e che per la sua perizia non aveva analizzato la maglia di Elisa, si sarebbe difeso sostenendo però che la strumentazione utilizzata dal Ris è talmente all’avanguardia da non averla ritenuta «validata». Di più, i kit utilizzati dai Ris per rilevare la presenza di Dna di Danilo Rastivo sul corpo di Elisa, per il perito sono attendibili nel 25 per cento dei casi. E per “dimostrarlo” durante l’udienza a porte chiuse al Tribunale di Salerno, Pascali ha portato in aula una copia di una rivista americana che fa riferimento ad una serie di ricerche internazionali, anche danesi, condotte su questi kit.
«Ma vi pare che proteggo i preti? Io sono una persona onesta». Così ha poi risposto ai giornalisti, pur senza entrare nel merito della sua relazione.

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