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In tutto erano cinque, i componenti del «branco» che la sera del 19 giugno aggredì e uccise a colpi di pala e bastonate Sabatino Onofri, un 78enne pastore originario dell’Aquila. A conclusione di dieci giorni di indagini, i carabinieri della Compagnia Roma Eur hanno individuato e fermato altri 3 cittadini romeni che avrebbero preso parte al pestaggio.
Subito dopo l’omicidio i militari avevano già arrestato altri due loro connazionali, di 25 e 45 anni, il primo mentre stava tentando di lasciare il paese a bordo di un autobus diretto in Romania. Grazie alla collaborazione dei colleghi del Comando provinciale di Cosenza, è stato possibile arrivare all’identificazione degli altri tre presunti responsabili, due 19enni e un 23enne, tutti incensurati, che avevano trovato rifugio sulle montagne del capoluogo calabrese in attesa di rimpatriare in treno. Al momento del fermo, il 23enne – figlio del primo arrestato – si trovava proprio alla stazione ferroviaria di Cosenza in procinto di salire su un treno che gli avrebbe consentito di continuare la fuga, mentre i due più giovani sono stati fermati nella provincia di Cosenza.
L’omicidio sarebbe maturato da quella che doveva essere una rapina per la somma di circa 16mila euro, mai effettivamente rinvenuta. Sabatino Onofri, 78 anni, era stato trovato cadavere con mani e piedi legati accanto alla sua roulotte sulla via Appia, nella zona del Quarto Miglio alle porte della capitale. Il 78enne viveva da alcuni anni nella roulotte dove si dedicava all’attività della pastorizia. Dopo l’omicidio i carabinieri della compagnia Eur, diretti dal maggiore Rino Coppola, hanno capito che si era trattato di un’aggressione compiuta da più persone. Nei campi, infatti, i militari hanno trovato numerosi oggetti utilizzati per colpire l’anziano, come bastoni, pale e picconi. In poco tempo l’inchiesta ha permesso di individuare tutti i responsabili. Un gruppo di romeni composto da sei persone di cui, al momento, manca all’appello solo uno, probabilmente rientrato in patria il giorno dopo l’omicidio. Il primo a essere fermato dai militari è stato un romeno che aveva lavorato per alcuni mesi proprio alle dipendenze del 78enne; secondo quanto accertato dagli investigatori, avrebbe organizzato la rapina chiamando i suoi connazionali direttamente dall’estero. Tutto è stato organizzato per la notte tra il 17 e 18 giugno. Qualcosa però deve essere andato storto, in particolare il gruppo non ha previsto la reazione del pastore che ha tentato di difendersi esplodendo alcuni colpi di pistola, che poi è risultata essere una scacciacani. L’uomo però è stato immediatamente immobilizzato dai sei e colpito fino alla morte. La roulotte è stata poi messa sottosopra dai romeni alla ricerca del denaro, 16mila euro, che pensavano l’uomo custodisse, ma che in realtà, secondo i carabinieri, la vittima probabilmente non aveva. «Da un pò di tempo – ha detto il procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani, che ha coordinato le indagini – si assiste a un nuovo fenomeno cosiddetto di pendolarismo criminale. Soggetti che sono disposti per pochi euro a spostarsi in diverse zone dell’Europa».

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